René Guénon e la Massoneria
In questo sito ci
proponiamo di pubblicare nel tempo i testi di René Guénon, tuttavia alcuni interventi puntuali di lettori abituali ci hanno convinto a pubblicare alcuni
estratti della sua opera dedicati alla Massoneria.
Questa Organizzazione iniziatica e tradizionale ha nel tempo acquisito in certi ambienti una pessima reputazione dovuta al comportamento antitradizionale di certi suoi affiliati che sono riusciti a sovvertirne la natura, o almeno quanto poteva apparire per tale, fino a farne dimenticare il vero scopo. La citazione esemplare di un maestro sufi è certamente abusata ma pur sempre efficace per smascherare tali errori se compresa alla luce della dottrina iniziatica: “la malvagità di certi uomini non potrà mai sovvertire la perfezione della creazione dell’Uomo”. Alla luce di ciò bisogna ammettere che molte delle critiche proposte contro la Massoneria sono comprensibili, tuttavia non giustificabili perché nella totalità dei casi formulate da un’ignoranza pressoché totale della stessa il che rende tali critiche sempre parziali e preconcette.
Questa Organizzazione iniziatica e tradizionale ha nel tempo acquisito in certi ambienti una pessima reputazione dovuta al comportamento antitradizionale di certi suoi affiliati che sono riusciti a sovvertirne la natura, o almeno quanto poteva apparire per tale, fino a farne dimenticare il vero scopo. La citazione esemplare di un maestro sufi è certamente abusata ma pur sempre efficace per smascherare tali errori se compresa alla luce della dottrina iniziatica: “la malvagità di certi uomini non potrà mai sovvertire la perfezione della creazione dell’Uomo”. Alla luce di ciò bisogna ammettere che molte delle critiche proposte contro la Massoneria sono comprensibili, tuttavia non giustificabili perché nella totalità dei casi formulate da un’ignoranza pressoché totale della stessa il che rende tali critiche sempre parziali e preconcette.
Un lettore ci ha
inviato una breve antologia di citazioni dell’opera di René Guénon che, seppur
implementabili con altre, costituituiscono un buon inizio per restituire il vero
volto alla Massoneria che resta, con il Compagnonaggio, l’unica Organizzazione
iniziatica regolare rimasta in Occidente. René Guénon, infatti ebbe a scrivere: “Nel mondo occidentale, in quanto a organizzazioni iniziatiche che possano
rivendicare una filiazione tradizionale autentica (condizione al di fuori della
quale - è il caso di ricordare ancora una volta - si può trattare soltanto di
«pseudo-iniziazione»), non esistono più che il Compagnonaggio e la Massoneria,
vale a dire due forme iniziatiche fondate essenzialmente sull’esercizio di un
mestiere, per lo meno alla loro origine, e di conseguenza caratterizzate da
metodi particolari, simbolici e rituali, in diretto rapporto con tale mestiere"[1].
Rimedio contro la degenerescenza attuale della Massoneria
“Il vero rimedio contro la degenerescenza
attuale della Massoneria, e senza dubbio il solo, può consistere, supponendo
che sia ancora possibile, nel cambiamento di mentalità dei Massoni, o, quanto
meno, di quelli fra loro che sono in grado di comprendere la loro iniziazione,
ai quali, per la verità, fino ad oggi non è stata offerta alcuna occasione per
farlo; poco importerebbe il loro numero, poiché, in presenza di un lavoro serio
e realmente iniziatico gli elementi «non qualificati» si eliminerebbero da sé;
e con loro sparirebbero, per forza di cose, anche gli agenti della
«contro-iniziazione», a cui alludevamo, in quanto al loro ruolo, nel passo del Teosofismo
citato alla fine di questo articolo, proprio perché non vi sarebbe più
nulla su cui potrebbe far presa la loro azione. Operare «un raddrizzamento
della Massoneria nel senso tradizionale», non significherebbe «mirare alla
luna», checché ne dica «Inturbitus», né costruire sulle nuvole; si tratterebbe
solamente di utilizzare le possibilità di cui si dispone, per quanto ridotte
queste possano essere all’inizio; ma, in un’epoca come la nostra, chi oserà
intraprendere.una simile opera?”[2].
Massoneria
operativa e speculativa
“Innanzi tutto, notiamo che la
distinzione fra «Massoneria operativa» e «Massoneria speculativa» ci sembra
debba essere intesa in un senso del tutto diverso da quello che ordinariamente
le viene attribuito. In effetti, molto spesso ci si immagina che i Massoni
«operativi» fossero solo dei semplici operai o artigiani, e niente di più, e si
pensa che il simbolismo, nei suoi significati più o meno profondi, sia
sopraggiunto solo tardivamente, in seguito all’ammissione nelle organizzazioni
corporative di persone estranee all’arte del costruire. Questo, comunque, non è
il caso di Bédarride, il quale invece cita un gran numero d’esempi, in
particolare nei monumenti religiosi, di figure il cui carattere simbolico è
incontestabile; in particolare egli parla delle due colonne della cattedrale di
Würtzbourg, «che provano - dice - che i Massoni costruttori del XIV secolo
praticavano un simbolismo filosofico», il che è esatto, ma, è ovvio, solo a
condizione che lo si intenda nel senso di «filosofia ermetica» e non secondo
l’accezione corrente; poiché allora si tratterebbe semplicemente della
filosofia profana, la quale, fra l’altro, non ha mai fatto uso di un simbolismo
qualunque. Gli esempi si potrebbero moltiplicare indefinitamente: la stessa
pianta delle cattedrali è eminentemente simbolica, come abbiamo avuto modo di
sottolineare in altre occasioni; e occorre aggiungere che, fra i simboli usati
nel Medioevo, oltre a quelli di cui i Massoni moderni hanno conservato il
ricordo, pur non comprendendone più il significato, ce ne sono molti altri di
cui essi non hanno la minima idea[3].
Secondo noi, occorre andare in qualche
modo contro l’opinione corrente e considerare la «Massoneria speculativa»,
sotto molti aspetti, come una degenerazione della «Massoneria operativa». In
effetti, quest’ultima era veramente completa nel suo ordine, dal momento che
possedeva insieme la teoria e la pratica corrispondente; e questa sua
denominazione, sotto questo aspetto, può essere intesa come un’allusione alle
«operazioni» dell’«arte sacra», di cui la costruzione secondo le regole
tradizionali era una delle applicazioni. Quanto alla «Massoneria speculativa»,
che d’altronde è nata nel momento in cui le corporazioni di costruttori erano
in piena decadenza, la sua denominazione indica molto chiaramente che essa è
limitata alla «speculazione» pura e semplice, vale a dire ad una teoria senza
alcuna realizzazione; e certamente sarebbe un errore dei più strani se si
volesse considerare un tal fatto come un «progresso». Se si fosse trattato solo
di un impoverimento, il male non sarebbe poi così grande com’è in realtà, ma,
come abbiamo detto più volte, all’inizio del XVIII secolo si è verificata in
più una vera deviazione al momento della costituzione della Gran Loggia
d’Inghilterra, la quale fu il punto di partenza di
tutta la Massoneria moderna. Per il momento non insisteremo oltre, ma teniamo a
sottolineare che, se si vuol comprendere veramente lo spirito dei
costruttori del Medioevo, queste osservazioni sono del tutto essenziali;
diversamente ci si fa un’idea falsa o, quanto meno, molto incompleta”[4].
Origine
della Massoneria
“Nel Grand Lodge Bulletin (n° di
gennaio), troviamo un articolo dedicato all’«età della Massoneria» o, per
meglio dire, teso a dimostrare che non è possibile determinarla; il punto di
vista degli storici moderni, che non vogliono risalire a prima della fondazione
della Gran Loggia d’Inghilterra del 1717, è sicuramente ingiustificato, perfino
tenendo conto del loro partito preso che pretende appoggiarsi solo su dei
documenti scritti, poiché ne esistono effettivamente di anteriori a tale data,
pur nella loro rarità. D’altronde, vi è da notare che questi documenti si
presentano tutti come delle copie di altri molto più antichi, e che la
Massoneria vi è sempre considerata come risalente ad una antichità molto
remota; che l’organizzazione massonica sia stata introdotta in Inghilterra nel
926, o addirittura nel 627, come si rileva da questi documenti, non significa
che si trattasse di una «novità», poiché essa era un prolungamento delle
organizzazioni già esistenti in Italia, e senza dubbio anche altrove; di modo
che, anche se alcune forme esteriori si sono necessariamente modificate, a
seconda dei paesi e delle epoche, si può dire che la Massoneria esiste
veramente from time immemorial (da tempo immemorabile) o, in altri
termini, che essa non ha un punto di inizio determinabile storicamente”[5].
“Ne La Vita Italiana (n° di
aprile), J. Evola pubblica un articolo intitolato Dall’«esoterismo» al
sovversivismo massonico, nel quale critica, su alcuni punti, l’attitudine
antimassonica volgare: egli infatti riconosce nella Massoneria l’esistenza di
una tradizione simbolica e rituale, in rapporto con «delle dottrine o delle
correnti preesistenti rispetto alla sua forma attuale ed aventi un carattere
spirituale incontestabile»; egli protesta, inoltre, contro l’interpretazione in
base alla quale tali correnti avrebbero costituito una sorta di tradizione
«anticristiana», il che ha ancora meno senso allorché si esaminano questi
precedenti e «ci si trova al cospetto di tradizioni effettivamente anteriori al
Cristianesimo»; egli segnala anche il carattere gerarchico ed aristocratico che
queste tradizioni ebbero sempre alla loro origine. Ma, dal momento che si
tratta di qualcosa che sembra essere inconciliabile con le tendenze che si
riscontrano nella Massoneria attuale, egli si chiede se effettivamente si è
avuta una filiazione ininterrotta, o se, piuttosto, non si è prodotta una sorta
di «sovversione»; è anche incline a pensare che gli elementi tradizionali
abbiano potuto essere semplicemente «derivati» da fonti diverse, senza che
necessariamente vi sia stata una filiazione regolare; e questo spiegherebbe,
secondo lui, una deviazione che sarebbe stata impossibile «se l’organizzazione
massonica fosse stata diretta da dei capi qualificati». Noi non possiamo
concordare con lui su questo punto, e ci dispiace che si sia astenuto dallo
studiare più a fondo la questione delle origini, poiché avrebbe potuto rendersi
conto che si tratta proprio di una organizzazione iniziatica autentica, la
quale ha solo subito una degenerazione; l’inizio di tale degenerazione, come
abbiamo detto spesso, coincide con la trasformazione della Massoneria operativa
in Massoneria speculativa, ma con questo non si può parlare di discontinuità:
anche se si è verificato uno «scisma», la filiazione non è stata interrotta, e,
malgrado tutto, essa resta legittima; la Massoneria non è un’organizzazione
fondata agli inizi del XVIII secolo e, per di più, l’incomprensione dei suoi
aderenti, ed anche dei suoi dirigenti, non altera in nulla il valore proprio
dei riti e dei simboli, di cui essa rimane la depositaria”.[6]
“Il Grand Lodge Bulletin dello
Iowa (n° di settembre) contiene uno studio sul simbolismo della lettera “G”, la
quale, originariamente, dovrebbe corrispondere, non allo iod ebraico, ma
al gamma greco, che per la sua forma a squadra sarebbe stato già
impiegato dai Pitagorici. La cosa, in sé, non ha niente di impossibile;
tuttavia, a parte il fatto che lo iod è talvolta tracciato,
kabbalisticamente, con questa stessa forma a squadra (corrispondente
all’insieme dei tre middoth supremi), anche l’assimilazione fonetica fra
iod e God è certamente meno fantasiosa che la trascrizione della
stessa parola God in caratteri greci allo scopo di rintracciarvi così,
la squadra, il cerchio ed il triangolo (ΓΟΔ). Ma la verità è che la lettera “G”
può avere origini diverse, così come ha significati diversi; e la stessa
Massoneria ha un’unica origine o piuttosto non ha raccolto, nel Medioevo,
l’eredità di diverse organizzazioni che esistevano prima?”[7]
“Ne Le Symbolisme (n° di
dicembre), col titolo Le Plagiat des Religions (I Plagi delle
Religioni), Albert Lantoine esamina le rassomiglianze che esistono nel
simbolismo delle diverse religioni, ivi compreso quello del Cristianesimo, della
Massoneria e delle antiche iniziazioni; non c’è da stupirsi, dice, di fronte a
queste similitudini, che derivano, non da un volgare plagio, ma da una
inevitabile concordanza; il che è esatto, ma bisognerebbe spingersi oltre, in
questa direzione, ed egli ha il torto di misconoscere la reale filiazione, non
solamente «libresca» o «ideale», che esiste fra le diverse forme tradizionali,
sotto il loro duplice aspetto exoterico, di cui la religione è un caso
particolare, ed esoterico o iniziatico; non si tratta affatto di «imprestiti»,
sia ben chiaro, ma di legami che ricollegano ogni tradizione autentica e
legittima ad una sola e medesima tradizione primordiale”[8].
“Con tutta evidenza, l’autore non ha la
minima nozione della mentalità e delle conoscenze del Medioevo, e per
sovrappiù, egli va contro tutti i fatti storici quando afferma che la
Massoneria operativa avrebbe cessato di esistere fin dal XV secolo e di
conseguenza non avrebbe potuto aver alcuna continuità con la Massoneria
speculativa, anche se questa rimonta, secondo la sua ipotesi, alla fine del XVI
secolo; non riusciamo a capire perché certi editti contro la Massoneria
avrebbero prodotto un maggiore effetto, in Inghilterra, di quanto ne produssero
altri similari contro il Compagnonaggio, in Francia; d’altronde, che si voglia
o no, è un fatto che le Logge operative sono sempre esistite, prima e dopo il
1717. Questo modo di considerare la questione conduce ancora a ben altre cose
inverosimili: i manoscritti degli Old Charges sarebbero solo dei falsi,
fabbricati da quegli stessi che avrebbero composto il rituale, al fine di
sviare le ricerche e di far credere ad una filiazione inesistente, dissimulando
il loro vero scopo che sarebbe stato di far rivivere i misteri antichi sotto
una forma modernizzata; l’autore non si rende conto come questa opinione, che
finisce col negare l’esistenza di una trasmissione regolare e con l’ammettere
invece solo una semplice ricostruzione «ideale», tolga alla Massoneria anche
ogni valore iniziatico reale! Passi per le considerazioni relative agli «operai
illetterati» di cui sarebbe stata composta esclusivamente l’antica Massoneria
operativa, la quale invece «accettò» sempre dei membri che non erano né operai
né illetterati (in ognuna delle sue Logge vi erano obbligatoriamente, almeno un
ecclesiastico ed un medico); ma non riusciamo a capire in che modo, il fatto di
non sapere leggere e scrivere (cosa questa che, intesa letteralmente e non
simbolicamente, è di nessuna importanza dal punto di vista iniziatico) potesse
impedire di apprendere e di praticare un rituale che, propriamente, non doveva
mai essere affidato alla scrittura! Sembrerebbe, a prestar fede all’autore, che
i costruttori inglesi del Medioevo non avessero a disposizione neanche un
linguaggio qualunque col quale potersi esprimere!”[9]
“In The Speculative Mason (n° di
ottobre), il seguito dello studio su The Preparation for Death of a Master
Mason, prende in esame la «Tradizione Sacra», che nelle Logge viene
raffigurata simbolicamente per mezzo della Bibbia, dal momento che questa è
effettivamente il Libro sacro dell’Occidente, a partire dall’epoca cristiana;
anche se tale tradizione non deve essere intesa come circoscritta a questo solo
Libro, ma, al contrario, come comprendente, allo stesso titolo, le Scritture
ispirate appartenenti a tutte le diverse forme tradizionali, le quali sono
altrettante branche derivate dalla stessa saggezza primordiale ed universale” [10].
"L’ultimo capitolo, Le Secret du
Temple, richiama all’attenzione dei Massoni, oggigiorno troppo dimentichi
di certe cose, i legami, certamente più che «ideali» (al di là di quel che ne
dicono alcuni), che li legano ai Templari; si tratta solo di un rapido accenno
storico, ma non di meno molto degno di interesse. Non sembra che vi possano
essere dubbi sul fatto che, come dice l’autore, i Templari abbiano posseduto un
«grande segreto di riconciliazione» fra Ebraismo, Cristianesimo ed Islamismo, e
che ci sia stato perfino ben altra cosa, di cui questo segreto non era che la
conseguenza; come abbiamo già detto in un’altra occasione, non è forse vero che
bevevano lo stesso «vino» dei Kabbalisti e dei Sufi, e che Boccaccio, loro
erede in quanto «Fedele d’Amore», fece dire a Melchisedek che la verità delle
tre religioni è indiscutibile... perché esse non sono altro che una sola, nella
loro essenza profonda?[11]”.
Massoneria
e Rivoluzione francese
“Questo libro è il seguito di un altro
volume intitolato La Franc-Maçonnerie chez elle, apparso una dozzina
d’anni fa, ma che si può leggere benissimo anche separatamente. L’autore, nello
studiare i rapporti che la Massoneria ha avuto con i diversi governi che si
sono succeduti in Francia, da Luigi XV alla terza Repubblica, dà prova di una
notevole imparzialità; e questa qualità è tanto più lodevole per il fatto che
si incontra molto raramente quando è in causa un simile oggetto, il quale è
generalmente trattato con un partito preso fortemente accentuato, sia in un senso
che nell’altro. In tal modo egli finirà sicuramente col dispiacere sia alla
maggior parte dei Massoni, sia ai loro avversari; per esempio, quando demolisce
la leggenda secondo la quale la Massoneria avrebbe giuocato un ruolo
considerevole nella preparazione della Rivoluzione; e in effetti, in maniera
curiosa, questa leggenda, che deve la sua nascita a degli scrittori come
l’abate Barruel, ha finito con l’essere adottata, molto più tardi, dagli stessi
Massoni. A questo proposito vi è da notare che fra i personaggi del XVIII
secolo che comunemente sono considerati come facenti parte della Massoneria, ve
ne sono molti per i quali non esiste un minimo indizio serio a riprova di
questa loro appartenenza; fra gli altri, è questo il caso della gran maggioranza
degli Enciclopedisti”[12].
“Un altro punto di vista molto più esatto
è quello che si riferisce al ruolo della Massoneria nel XVIII secolo: le sue
ricerche lo hanno portato alla convinzione che questa non ha per nulla
preparato la Rivoluzione, contrariamente a quanto si sostiene nella leggenda,
diffusa dapprima dagli antimassoni e poi dagli stessi Massoni; questa, però,
non è una buona ragione per concludere che «la Rivoluzione è opera del popolo»,
il che è completamente inverosimile; certo, essa non si «è fatta» da sola,
quantunque non l’abbia fatta la Massoneria, ma non riusciamo a comprendere come
sia possibile, per chi rifletta anche solo un po’, prestar fede all’inganno
«democratico» delle rivoluzioni spontanee...”[13].
Massoneria
ed ebraismo
“Ne La Vita Italiana (n° di
giugno), un articolo di Gherardo Maffei, sui rapporti fra Giudaismo e
Massoneria, rivela una tendenza simile a quella presente nell’articolo di J.
Evola, e di cui abbiamo già parlato. L’autore fa notare, molto giustamente, che
in relazione alle origini della Massoneria la presenza di numerosi elementi
ebraici nel suo simbolismo non prova niente; tanto più che, a fianco di quelli,
se ne trovano molti altri che derivano da tradizioni completamente diverse;
inoltre, questi elementi ebraici si riferiscono ad un aspetto esoterico che
sicuramente non ha niente a che vedere con gli aspetti politici, o di altro
genere, che sono messi in luce da coloro che combattono il Giudaismo attuale, e
fra i quali, molti pretendono di associarlo strettamente alla Massoneria.
Naturalmente, tutto questo è cosa diversa dalle influenze che, in effetti,
possono esercitarsi ai nostri giorni in seno alla Massoneria, esattamente come
altrove, ma è proprio questa distinzione che troppo spesso si dimentica, vuoi
per ignoranza che per partito preso; e noi aggiungiamo anche, per maggior
chiarezza, che l’azione dei Massoni e delle stesse organizzazioni massoniche,
nella misura in cui essa è in contrasto con i principi iniziatici, non può
essere attribuita alla Massoneria come tale”[14].
“In ogni caso, qui troviamo la tendenza
ad esagerare considerevolmente il ruolo attribuito agli Ebrei, fino a supporre
che siano solo loro, in definitiva, a guidare nascostamente il mondo, senza
peraltro fare certe necessarie distinzioni fra di essi; come non accorgersi,
per esempio, che coloro che partecipano attivamente a certi avvenimenti non
sono altro che degli Ebrei interamente staccati dalla loro tradizione, i quali,
come accade sempre in simili casi, hanno solo conservato i difetti della loro
razza e gli aspetti negativi della sua particolare mentalità? Tuttavia, vi sono
dei passi (in particolare da p. 105 a p. 110) che sfiorano molto da vicino
alcune verità concernenti la «contro-iniziazione»: è proprio esatto che in
tutto ciò non si tratta di «interessi» di alcun genere, i quali possono solo
servire a muovere dei volgari strumenti, quanto, invece, di una «fede» che
costituisce «un mistero metapsichico insondabile per l’intelligenza, anche
elevata, dell’uomo ordinario»; ed è altrettanto vero che «nella storia è
presente una corrente di satanismo»... Ma, questa corrente non è solo diretta
contro il Cristianesimo (ed è forse questa maniera un po’ troppo ristretta di
considerare le cose, a causare molti «errori di prospettiva»), lo è anche, ed esattamente
allo stesso titolo, contro tutte le tradizioni, siano esse d’Occidente o
d’Oriente, compreso l’Ebraismo. Quanto alla Massoneria, forse stupiremo
alquanto gli autori dicendo che l’infiltrazione delle idee moderne, a scapito
dello spirito iniziatico, ne ha fatto, non tanto uno degli agenti della
«cospirazione», quanto al contrario una delle prime vittime; e comunque,
riflettendo su certi sforzi attuali di «democratizzazione» dello stesso
Cattolicesimo, che a loro non sono certo sfuggiti, essi dovrebbero poter
arrivare a comprendere, per analogia, che cos’è che noi intendiamo... E
arriviamo a dire che una certa volontà di fuorviare le ricerche, suscitando e
alimentando diverse «ossessioni» (poco importa che sia quella della Massoneria,
degli Ebrei, dei Gesuiti, del «pericolo giallo» o ancora di qualche altra), fa
anch’essa parte integrante del «piano» che loro si propongono di smascherare; e
gli autentici «retroscena» di certi gruppi antimassonici sono, a riguardo,
particolarmente istruttivi. Sappiamo fin troppo bene che insistendo in questa
direzione si rischia sicuramente di non essere graditi a nessuno, sia da una
parte che dall’altra, ma è questa una ragione sufficiente per non dire la
verità?”[15].
“Léon de Poncins, La mystérieuse
Internationale juive (La misteriosa internazionale ebraica), G. Beauchesne,
Paris.
Ciò che abbiamo detto ultimamente a
proposito de La Guerre occulte, di cui Léon de Poncins era anche uno
degli autori, e in relazione a certe esagerazioni concernenti il ruolo degli
Ebrei nel mondo ed alla necessità di fare in ogni caso certe distinzioni, si
applica anche a questo nuovo volume. Sicuramente vi è molto di vero in ciò che
vi è esposto in ordine alle due «Internazionali», l’una rivoluzionaria e
l’altra finanziaria, le quali, senza dubbio, sono meno opposte, in realtà, di
quanto potrebbero credere gli osservatori superficiali; ma tutto questo, che
peraltro fa parte di un insieme molto più vasto, è veramente sotto la direzione
degli Ebrei (sarebbe meglio dire: di certi Ebrei), oppure non è utilizzato in
realtà da «qualcosa» che li travalica? Noi pensiamo, del resto, che vi sarebbe
da fare uno studio molto curioso sulle ragioni per cui l’Ebreo, quando ha
tradito la propria tradizione, diviene più facilmente di altri lo strumento delle
«influenze» che presiedono alla deviazione moderna; si tratterebbe, in qualche
modo, dell’inverso della «missione degli Ebrei», e una tale ricerca potrebbe
condurre molto lontano... L’autore ha perfettamente ragione quando parla di
«congiura del silenzio», in merito a certe questioni; ma cosa direbbe se gli
capitasse di interessarsi direttamente di cose molto più concretamente
«misteriose», ed alle quali, lo diciamo di sfuggita, le pubblicazioni
«anti-giudeo-massoniche» sono le prime a guardarsi bene dal fare mai la minima
allusione?”[16].
“Abbiamo ricevuto i primi numeri di una
nuova rivista intitolata La Juste Parole, la quale presenta una
caratteristica abbastanza eccezionale, quella di essere, ad un tempo,
«filosemita» e antimassonica. Fra le altre cose, troviamo una precisazione
relativa all’Ordine ebraico B’nai B’rith (Figli dell’Alleanza), il
quale, contrariamente all’opinione diffusa in certi ambienti, non ha nulla di
massonico; forse sarebbe opportuno aggiungere che esso tende un po’ ad imitare
la Massoneria (in merito, l’uso del termine «Logge» costituisce un indizio),
come tutte le organizzazioni «fraterne» di origine americana.
Un altro articolo cerca di chiarire che
non esiste alcuna «Giudeo-Massoneria»; e questo è del tutto esatto, ma, come
mai ritroviamo anche qui, nei confronti della Massoneria, tutti i luoghi comuni
cari a coloro che sostengono la tesi opposta?”[17].
Massoneria
e complottismo
“Ci si trova di fronte ad un abile
miscuglio di vero e di falso, ed è esatto che, come è detto nell’introduzione,
«l’impostura esiste solo in quanto è basata su certi aspetti della verità
idonei a ispirare fiducia»; ma qual è esattamente il «fondo di verità»
contenuto in questa storia? Che nel mondo via siano dei «satanisti» e dei
«luciferini», ed anche molti di più di quanto generalmente si creda, è
incontestabile, ma queste cose non hanno niente a che vedere con la Massoneria;
ed imputando ad essa ciò che esiste realmente altrove, non si avrebbe avuto
proprio lo scopo di distogliere l’attenzione e di sviare le ricerche?”[18].
“«Il mondo nel quale ci muoviamo è molto
più falso di una scena di teatro»: niente di più vero; ma lo è esattamente come
pretende l’autore di questo libro? La sua tesi è che esiste un certo «segreto
monetario» che, secondo lui, sarebbe la vera «pietra filosofale»; questo
segreto sarebbe detenuto, contemporaneamente, da due gruppi di «iniziati», uno
inglese e l’altro ebraico, i quali lotterebbero fra loro per il dominio del
mondo, accordandosi occasionalmente contro dei terzi; questo segreto, poi,
sarebbe quello della Massoneria, la quale è solo uno strumento creato dal
gruppo inglese per assicurarsi l’influenza su tutti i paesi. In tutto ciò vi
sono delle idee che, a prima vista, ricordano stranamente quelle che furono
esposte, a suo tempo, nelle pubblicazioni del Hiéron di Paray-le-Monial
e nelle opere di Francis André (la sig.na Bessonnet-Favre); e questo
accostamento è valido perfino per alcuni particolari relativi a molte
considerazioni storiche, o sedicenti tali: ruolo attribuito ai Templari, da un
lato, e ruolo di Giovanna d’Arco, dall’altro; preteso «celtismo» della razza
«francese» (?), e così via. Tuttavia, vi è una differenza essenziale: invece di
essere di matrice cattolica, questo libro è abbastanza chiaramente irreligioso;
non solo l’autore, spinto dal suo antiebraismo, nega furiosamente l’ispirazione
divina della Bibbia (che, secondo lui, «non è per niente un libro religioso,
nel senso che i Francesi danno a questa parola» … come se dovesse esserci una
concezione specificamente «francese» della religione!), ma si capisce molto
bene che in fondo, per lui, ogni religione non è altro che qualcosa di
puramente umano... e politico. Fra l’altro, egli considera seriamente l’ipotesi
in base alla quale, il ruolo svolto fino ad oggi dalla Massoneria sarebbe stato
affidato alla Chiesa cattolica, grazie all’«asservimento del Papa» (sic);
e, a sentir lui, quest’ipotesi sarebbe già in parte realizzata: infatti,
denuncia la canonizzazione di Giovanna d’Arco, canonizzazione che, ai suoi
occhi, ha il torto di privare quest’ultima del «suo carattere di eroina
nazionale», secondo «una manovra condotta con il concorso odioso dei capi
ufficiali della Chiesa cattolica, passati progressivamente al servizio dei
maestri occulti dell’Inghilterra». Ma lasciamo da parte queste cose e, senza
attardarci a rilevare le numerosissime fantasie pseudo-storiche di cui è pieno
questo libro, veniamo all’essenziale: innanzi tutto, l’autore, in modo
evidente, non ha la minima nozione di che cosa sia l’iniziazione; e se gli
«alti iniziati» (che egli immagina come costituenti un «comitato superiore»,
senza dubbio alla maniera degli amministratori di una società finanziaria)
avessero solo le preoccupazioni da lui indicate, sarebbero molto semplicemente
gli ultimi dei profani. In seguito, il preteso «segreto», così come lui lo
espone e come lui stesso ammette, è di una semplicità infantile; ma, se è così,
com’è che questo «segreto» riesce ad essere così ben custodito e non è mai
stato scoperto, come è accaduto per tanti altri nelle epoche più diverse?
Infatti, si tratterebbe solo di una legge elementare riguardante gli scambi e
l’autore ne traccia anche il grafico, nel quale, cosa spassosa, vuole ritrovare
la spiegazione del «triangolo equilatero intrecciato con un compasso» (?), che
egli crede sia «l’emblema della Massoneria» (la quale, lo diciamo di sfuggita,
non fu affatto «fondata da Ashmole nel 1646»); eccoci così di fronte a qualcosa
che, quanto meno, è un po’ banale come simbolismo!
Siamo ben lontani dal contestare che
esista, o sia esistita, una «scienza monetaria» tradizionale, e che questa
scienza abbia dei segreti; ma, questi segreti, sebbene non abbiano niente a che
vedere con la «pietra filosofale», sono di natura del tutto diversa dalle cose
di cui si parla qui; per di più, continuando a ripetere, fino alla nausea, che
la moneta è cosa puramente «materiale» e «quantitativa», si finisce proprio col
concordare con coloro che si pretenderebbe criticare, i quali sono, in realtà,
i distruttori di questa scienza tradizionale, esattamente come sono i
distruttori di ogni conoscenza avente lo stesso carattere, poiché sono proprio
loro che hanno sradicato dallo spirito moderno ogni nozione che va al di là del
dominio della «materia» e della «quantità». Costoro, quantunque non siano degli
«iniziati» (poiché dipendono dalla «contro-iniziazione»), non sono affatto
vittime di questo «materialismo» che, al contrario, hanno imposto al mondo
moderno per dei fini tutt’altro che «economici»; e, quali che siano gli
strumenti di cui si servono a seconda delle circostanze, resta il fatto che
sono un po’ più difficili da identificare di quanto possa esserlo un «comitato»
o un «gruppo» qualunque di Inglesi o di Ebrei... Per quanto concerne la vera
«scienza monetaria», diciamo semplicemente questo: se essa fosse di ordine
«materiale» non si capirebbe assolutamente perché, li dove ebbe un’esistenza
effettiva, le questioni ad essa relative non venissero lasciate alla
discrezione del potere temporale (infatti, come si sarebbe mai potuto accusare
quest’ultimo di «alterare le monete» se la sovranità relativa fosse stata la
sua?), ma, al contrario, fossero sottomesse al controllo dell’autorità
spirituale (ne abbiamo accennato in Autorità spirituale e potere temporale);
controllo che era confermato per mezzo di marchi di cui si ritrovano le ultime
vestigia, incomprese, nelle iscrizioni che, ancora fino a poco tempo fa,
figuravano sull’orlo delle monete; ma come far comprendere tutto questo a gente
che spinge il proprio «nazionalismo» (un’altra di quelle suggestioni destinate
a distruggere sistematicamente lo spirito tradizionale) fino a formulare un
elogio ditirambico di Filippo il Bello? Dopo tutto, è un errore dire che i
metalli «monetari» non hanno un valore proprio; e anche se il loro valore è
essenzialmente simbolico (oro e argento, Sole e Luna), non per questo è meno
reale, poiché è proprio tramite il simbolismo che le cose di questo mondo sono
collegate alle realtà superiori.
A queste obiezioni fondamentali, dobbiamo
aggiungere alcune constatazioni piuttosto strane: il capitolo dedicato all’Intelligence
Service è molto deludente, per non dire sconcertante, poiché, se vi si
trovano delle elaborazioni ingegnose, ma ipotetiche, in particolare relative
all’affare Dreyfus, non vi è citato un solo fatto certo e preciso, quando
invece non ne mancano proprio, anche fra quelli noti pubblicamente, e non si
sarebbe avuto che l’imbarazzo della scelta... Per altro verso, l’autore rinvia
ad uno studio che ha già dedicato a delle questioni connesse con quelle che
tratta qui: e guarda caso, questo feroce antimassone ha fatto apparire questo
studio su una pubblicazione di cui ci sono perfettamente noti i legami
massonici! Con questo, però, non vogliamo mettere in dubbio la buona fede di
nessuno, poiché sappiamo fin troppo bene quanta gente ci sia che si lascia
«menare» senza averne il minimo sospetto; ma noi siamo convinti che questo
libro è un altro di quelli che sono più adatti a confondere le idee, piuttosto
che a chiarirle; e per noi che osserviamo le cose in maniera molto
disinteressata, non è possibile esimerci dal constatare che le opere di questo
genere, attualmente, si moltiplicano in maniera anormale ed assai
inquietante... Comunque sia, la migliore prova che l’autore non ha messo le
mani sul «grande arcano» che s’immagina di svelare, è data, molto
semplicemente, dal fatto che ha potuto pubblicare il suo volume senza
intralci!”[19].
[1] René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. XIV “Sulle qualificazioni iniziatiche”.
[2] Le Voile d’Isis, maggio 1935. Recensione al libro L’Infidélité des Franc-Maçons (L’Infedeltà dei Massoni) in Le Mercure de France n° del 15 luglio; ora contenuto nel doppio volume Studi sulla Massoneria e il Compagnonnaggio, Arktos.
[3] Ultimamente, abbiamo avuto modo di rilevare, nella cattedrale di Strasburgo e in altri edifici dell’Alsazia, un gran numero di marchi di tagliatori di pietra, i quali risalgono ad epoche diverse, dal XII secolo fino all’inizio del XVII secolo; fra questi marchi ve ne sono alcuni molto curiosi, in particolare abbiamo ritrovato lo swastika, al quale allude Bédarride, in una delle torrette del campanile di Strasburgo.
[4] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; "A proposito dei Costruttori del Medioevo".
[5] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, febbraio 1939.
[6] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, maggio 1937.
[7] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Le Voile d’Isis, ottobre 1932.
[8] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, gennaio 1938.
[9] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, gennaio 1938, recensione al libro di Alfred Dodd, Shakespeare Creator of Freemasonry (Shakespeare Creatore della Massoneria), Rider & C., London.
[10] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Études Traditionnelles, novembre 1938.
[11] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Le Voile d’Isis, dicembre 1935, recensione al libro di André Lebey, La Vérité sur la FrancMaçonnerie par des documents, avec le Secret du Triangle (La verità sulla Massoneria tramite i documenti, e il Segreto del Triangolo), Éditions Eugène Figuière, Paris.
[12] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Le Voile d’Isis, dicembre 1935, recensione al libro di Albert Lantoine, Histoire de la Franc-Maçonnerie francaise: La Franc-Maçonnerie dans l’État (Storia della Massoneria francese: La Massoneria nello Stato), Éd. Émile Nourry, Paris.
[13] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Études Traditionnelles 1937, recensione al libro di Maurice Favone, Les disciples d’Hiram en province: La Franc-Maçonnerie dans la Marche (I discepoli di Hiram in provincia: La Massoneria nella Marche), Dorbon Aîné, Paris.
[14] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, luglio 1937.
[15] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Le Voile d’Isis, dicembre 1935, recensione al libro di Emmnuel Malynski e Léon de Poncins, La Guerre occulte (La Guerra occulta), Gabriel Beauchesne, Paris.
[16] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Le Voile d’Isis, luglio 1936; recensione al libro di Léon de Poncins, La mystérieuse Internationale juive (La misteriosa internazionale ebraica), G. Beauchesne, Paris.
[17] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni Études Traditionnelles, aprile 1937.
[18] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni Le Voile d’Isis, ottobre 1933; recensione del libro di L. Fry, Léo Taxil et la Franc-Maçonnerie (Leo Taxil e la Massoneria), British-American Press, Chatou.
[19] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni Le Voile d’Isis, giugno 1932; recensione al libro di Pierre de Dienval, La Clé des Songes (La Chiave dei Sogni), Imprimerie Centrale de la Bourse, Paris.
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