"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

martedì 18 marzo 2014

René Guénon e la Massoneria


René Guénon e la Massoneria

In questo sito ci proponiamo di pubblicare nel tempo i testi di René Guénon, tuttavia alcuni interventi puntuali di lettori abituali ci hanno convinto a pubblicare alcuni estratti della sua opera dedicati alla Massoneria.
Questa Organizzazione iniziatica e tradizionale ha nel tempo acquisito in certi ambienti una pessima reputazione dovuta al comportamento antitradizionale di certi suoi affiliati che sono riusciti a sovvertirne la natura, o almeno quanto poteva apparire per tale, fino a farne dimenticare il vero scopo. La citazione esemplare di un maestro sufi è certamente abusata ma pur sempre efficace per smascherare tali errori se compresa alla luce della dottrina iniziatica: “la malvagità di certi uomini non potrà mai sovvertire la perfezione della creazione dell’Uomo”. Alla luce di ciò bisogna ammettere che molte delle critiche proposte contro la Massoneria sono comprensibili, tuttavia non giustificabili perché nella totalità dei casi formulate da un’ignoranza pressoché totale della stessa il che rende tali critiche sempre parziali e preconcette.
Un lettore ci ha inviato una breve antologia di citazioni dell’opera di René Guénon che, seppur implementabili con altre, costituituiscono un buon inizio per restituire il vero volto alla Massoneria che resta, con il Compagnonaggio, l’unica Organizzazione iniziatica regolare rimasta in Occidente. René Guénon, infatti ebbe a scrivere: “Nel mondo occidentale, in quanto a organizzazioni iniziatiche che possano rivendicare una filiazione tradizionale autentica (condizione al di fuori della quale - è il caso di ricordare ancora una volta - si può trattare soltanto di «pseudo-iniziazione»), non esistono più che il Compagnonaggio e la Massoneria, vale a dire due forme iniziatiche fondate essenzialmente sull’esercizio di un mestiere, per lo meno alla loro origine, e di conseguenza caratterizzate da metodi particolari, simbolici e rituali, in diretto rapporto con tale mestiere"[1].

Rimedio contro la degenerescenza attuale della Massoneria 

“Il vero rimedio contro la degenerescenza attuale della Massoneria, e senza dubbio il solo, può consistere, supponendo che sia ancora possibile, nel cambiamento di mentalità dei Massoni, o, quanto meno, di quelli fra loro che sono in grado di comprendere la loro iniziazione, ai quali, per la verità, fino ad oggi non è stata offerta alcuna occasione per farlo; poco importerebbe il loro numero, poiché, in presenza di un lavoro serio e realmente iniziatico gli elementi «non qualificati» si eliminerebbero da sé; e con loro sparirebbero, per forza di cose, anche gli agenti della «contro-iniziazione», a cui alludevamo, in quanto al loro ruolo, nel passo del Teosofismo citato alla fine di questo articolo, proprio perché non vi sarebbe più nulla su cui potrebbe far presa la loro azione. Operare «un raddrizzamento della Massoneria nel senso tradizionale», non significherebbe «mirare alla luna», checché ne dica «Inturbitus», né costruire sulle nuvole; si tratterebbe solamente di utilizzare le possibilità di cui si dispone, per quanto ridotte queste possano essere all’inizio; ma, in un’epoca come la nostra, chi oserà intraprendere.una simile opera?”[2].

Massoneria operativa e speculativa

“Innanzi tutto, notiamo che la distinzione fra «Massoneria operativa» e «Massoneria speculativa» ci sembra debba essere intesa in un senso del tutto diverso da quello che ordinariamente le viene attribuito. In effetti, molto spesso ci si immagina che i Massoni «operativi» fossero solo dei semplici operai o artigiani, e niente di più, e si pensa che il simbolismo, nei suoi significati più o meno profondi, sia sopraggiunto solo tardivamente, in seguito all’ammissione nelle organizzazioni corporative di persone estranee all’arte del costruire. Questo, comunque, non è il caso di Bédarride, il quale invece cita un gran numero d’esempi, in particolare nei monumenti religiosi, di figure il cui carattere simbolico è incontestabile; in particolare egli parla delle due colonne della cattedrale di Würtzbourg, «che provano - dice - che i Massoni costruttori del XIV secolo praticavano un simbolismo filosofico», il che è esatto, ma, è ovvio, solo a condizione che lo si intenda nel senso di «filosofia ermetica» e non secondo l’accezione corrente; poiché allora si tratterebbe semplicemente della filosofia profana, la quale, fra l’altro, non ha mai fatto uso di un simbolismo qualunque. Gli esempi si potrebbero moltiplicare indefinitamente: la stessa pianta delle cattedrali è eminentemente simbolica, come abbiamo avuto modo di sottolineare in altre occasioni; e occorre aggiungere che, fra i simboli usati nel Medioevo, oltre a quelli di cui i Massoni moderni hanno conservato il ricordo, pur non comprendendone più il significato, ce ne sono molti altri di cui essi non hanno la minima idea[3].
Secondo noi, occorre andare in qualche modo contro l’opinione corrente e considerare la «Massoneria speculativa», sotto molti aspetti, come una degenerazione della «Massoneria operativa». In effetti, quest’ultima era veramente completa nel suo ordine, dal momento che possedeva insieme la teoria e la pratica corrispondente; e questa sua denominazione, sotto questo aspetto, può essere intesa come un’allusione alle «operazioni» dell’«arte sacra», di cui la costruzione secondo le regole tradizionali era una delle applicazioni. Quanto alla «Massoneria speculativa», che d’altronde è nata nel momento in cui le corporazioni di costruttori erano in piena decadenza, la sua denominazione indica molto chiaramente che essa è limitata alla «speculazione» pura e semplice, vale a dire ad una teoria senza alcuna realizzazione; e certamente sarebbe un errore dei più strani se si volesse considerare un tal fatto come un «progresso». Se si fosse trattato solo di un impoverimento, il male non sarebbe poi così grande com’è in realtà, ma, come abbiamo detto più volte, all’inizio del XVIII secolo si è verificata in più una vera deviazione al momento della costituzione della Gran Loggia d’Inghilterra, la quale fu il punto di partenza di tutta la Massoneria moderna. Per il momento non insisteremo oltre, ma teniamo a sottolineare che, se si vuol comprendere veramente lo spirito dei costruttori del Medioevo, queste osservazioni sono del tutto essenziali; diversamente ci si fa un’idea falsa o, quanto meno, molto incompleta”[4].

Origine della Massoneria

“Nel Grand Lodge Bulletin (n° di gennaio), troviamo un articolo dedicato all’«età della Massoneria» o, per meglio dire, teso a dimostrare che non è possibile determinarla; il punto di vista degli storici moderni, che non vogliono risalire a prima della fondazione della Gran Loggia d’Inghilterra del 1717, è sicuramente ingiustificato, perfino tenendo conto del loro partito preso che pretende appoggiarsi solo su dei documenti scritti, poiché ne esistono effettivamente di anteriori a tale data, pur nella loro rarità. D’altronde, vi è da notare che questi documenti si presentano tutti come delle copie di altri molto più antichi, e che la Massoneria vi è sempre considerata come risalente ad una antichità molto remota; che l’organizzazione massonica sia stata introdotta in Inghilterra nel 926, o addirittura nel 627, come si rileva da questi documenti, non significa che si trattasse di una «novità», poiché essa era un prolungamento delle organizzazioni già esistenti in Italia, e senza dubbio anche altrove; di modo che, anche se alcune forme esteriori si sono necessariamente modificate, a seconda dei paesi e delle epoche, si può dire che la Massoneria esiste veramente from time immemorial (da tempo immemorabile) o, in altri termini, che essa non ha un punto di inizio determinabile storicamente”[5].

“Ne La Vita Italiana (n° di aprile), J. Evola pubblica un articolo intitolato Dall’«esoterismo» al sovversivismo massonico, nel quale critica, su alcuni punti, l’attitudine antimassonica volgare: egli infatti riconosce nella Massoneria l’esistenza di una tradizione simbolica e rituale, in rapporto con «delle dottrine o delle correnti preesistenti rispetto alla sua forma attuale ed aventi un carattere spirituale incontestabile»; egli protesta, inoltre, contro l’interpretazione in base alla quale tali correnti avrebbero costituito una sorta di tradizione «anticristiana», il che ha ancora meno senso allorché si esaminano questi precedenti e «ci si trova al cospetto di tradizioni effettivamente anteriori al Cristianesimo»; egli segnala anche il carattere gerarchico ed aristocratico che queste tradizioni ebbero sempre alla loro origine. Ma, dal momento che si tratta di qualcosa che sembra essere inconciliabile con le tendenze che si riscontrano nella Massoneria attuale, egli si chiede se effettivamente si è avuta una filiazione ininterrotta, o se, piuttosto, non si è prodotta una sorta di «sovversione»; è anche incline a pensare che gli elementi tradizionali abbiano potuto essere semplicemente «derivati» da fonti diverse, senza che necessariamente vi sia stata una filiazione regolare; e questo spiegherebbe, secondo lui, una deviazione che sarebbe stata impossibile «se l’organizzazione massonica fosse stata diretta da dei capi qualificati». Noi non possiamo concordare con lui su questo punto, e ci dispiace che si sia astenuto dallo studiare più a fondo la questione delle origini, poiché avrebbe potuto rendersi conto che si tratta proprio di una organizzazione iniziatica autentica, la quale ha solo subito una degenerazione; l’inizio di tale degenerazione, come abbiamo detto spesso, coincide con la trasformazione della Massoneria operativa in Massoneria speculativa, ma con questo non si può parlare di discontinuità: anche se si è verificato uno «scisma», la filiazione non è stata interrotta, e, malgrado tutto, essa resta legittima; la Massoneria non è un’organizzazione fondata agli inizi del XVIII secolo e, per di più, l’incomprensione dei suoi aderenti, ed anche dei suoi dirigenti, non altera in nulla il valore proprio dei riti e dei simboli, di cui essa rimane la depositaria”.[6]

“Il Grand Lodge Bulletin dello Iowa (n° di settembre) contiene uno studio sul simbolismo della lettera “G”, la quale, originariamente, dovrebbe corrispondere, non allo iod ebraico, ma al gamma greco, che per la sua forma a squadra sarebbe stato già impiegato dai Pitagorici. La cosa, in sé, non ha niente di impossibile; tuttavia, a parte il fatto che lo iod è talvolta tracciato, kabbalisticamente, con questa stessa forma a squadra (corrispondente all’insieme dei tre middoth supremi), anche l’assimilazione fonetica fra iod e God è certamente meno fantasiosa che la trascrizione della stessa parola God in caratteri greci allo scopo di rintracciarvi così, la squadra, il cerchio ed il triangolo (ΓΟΔ). Ma la verità è che la lettera “G” può avere origini diverse, così come ha significati diversi; e la stessa Massoneria ha un’unica origine o piuttosto non ha raccolto, nel Medioevo, l’eredità di diverse organizzazioni che esistevano prima?”[7]

“Ne Le Symbolisme (n° di dicembre), col titolo Le Plagiat des Religions (I Plagi delle Religioni), Albert Lantoine esamina le rassomiglianze che esistono nel simbolismo delle diverse religioni, ivi compreso quello del Cristianesimo, della Massoneria e delle antiche iniziazioni; non c’è da stupirsi, dice, di fronte a queste similitudini, che derivano, non da un volgare plagio, ma da una inevitabile concordanza; il che è esatto, ma bisognerebbe spingersi oltre, in questa direzione, ed egli ha il torto di misconoscere la reale filiazione, non solamente «libresca» o «ideale», che esiste fra le diverse forme tradizionali, sotto il loro duplice aspetto exoterico, di cui la religione è un caso particolare, ed esoterico o iniziatico; non si tratta affatto di «imprestiti», sia ben chiaro, ma di legami che ricollegano ogni tradizione autentica e legittima ad una sola e medesima tradizione primordiale”[8].

“Con tutta evidenza, l’autore non ha la minima nozione della mentalità e delle conoscenze del Medioevo, e per sovrappiù, egli va contro tutti i fatti storici quando afferma che la Massoneria operativa avrebbe cessato di esistere fin dal XV secolo e di conseguenza non avrebbe potuto aver alcuna continuità con la Massoneria speculativa, anche se questa rimonta, secondo la sua ipotesi, alla fine del XVI secolo; non riusciamo a capire perché certi editti contro la Massoneria avrebbero prodotto un maggiore effetto, in Inghilterra, di quanto ne produssero altri similari contro il Compagnonaggio, in Francia; d’altronde, che si voglia o no, è un fatto che le Logge operative sono sempre esistite, prima e dopo il 1717. Questo modo di considerare la questione conduce ancora a ben altre cose inverosimili: i manoscritti degli Old Charges sarebbero solo dei falsi, fabbricati da quegli stessi che avrebbero composto il rituale, al fine di sviare le ricerche e di far credere ad una filiazione inesistente, dissimulando il loro vero scopo che sarebbe stato di far rivivere i misteri antichi sotto una forma modernizzata; l’autore non si rende conto come questa opinione, che finisce col negare l’esistenza di una trasmissione regolare e con l’ammettere invece solo una semplice ricostruzione «ideale», tolga alla Massoneria anche ogni valore iniziatico reale! Passi per le considerazioni relative agli «operai illetterati» di cui sarebbe stata composta esclusivamente l’antica Massoneria operativa, la quale invece «accettò» sempre dei membri che non erano né operai né illetterati (in ognuna delle sue Logge vi erano obbligatoriamente, almeno un ecclesiastico ed un medico); ma non riusciamo a capire in che modo, il fatto di non sapere leggere e scrivere (cosa questa che, intesa letteralmente e non simbolicamente, è di nessuna importanza dal punto di vista iniziatico) potesse impedire di apprendere e di praticare un rituale che, propriamente, non doveva mai essere affidato alla scrittura! Sembrerebbe, a prestar fede all’autore, che i costruttori inglesi del Medioevo non avessero a disposizione neanche un linguaggio qualunque col quale potersi esprimere!”[9]

“In The Speculative Mason (n° di ottobre), il seguito dello studio su The Preparation for Death of a Master Mason, prende in esame la «Tradizione Sacra», che nelle Logge viene raffigurata simbolicamente per mezzo della Bibbia, dal momento che questa è effettivamente il Libro sacro dell’Occidente, a partire dall’epoca cristiana; anche se tale tradizione non deve essere intesa come circoscritta a questo solo Libro, ma, al contrario, come comprendente, allo stesso titolo, le Scritture ispirate appartenenti a tutte le diverse forme tradizionali, le quali sono altrettante branche derivate dalla stessa saggezza primordiale ed universale” [10].

"L’ultimo capitolo, Le Secret du Temple, richiama all’attenzione dei Massoni, oggigiorno troppo dimentichi di certe cose, i legami, certamente più che «ideali» (al di là di quel che ne dicono alcuni), che li legano ai Templari; si tratta solo di un rapido accenno storico, ma non di meno molto degno di interesse. Non sembra che vi possano essere dubbi sul fatto che, come dice l’autore, i Templari abbiano posseduto un «grande segreto di riconciliazione» fra Ebraismo, Cristianesimo ed Islamismo, e che ci sia stato perfino ben altra cosa, di cui questo segreto non era che la conseguenza; come abbiamo già detto in un’altra occasione, non è forse vero che bevevano lo stesso «vino» dei Kabbalisti e dei Sufi, e che Boccaccio, loro erede in quanto «Fedele d’Amore», fece dire a Melchisedek che la verità delle tre religioni è indiscutibile... perché esse non sono altro che una sola, nella loro essenza profonda?[11]”.

Massoneria e Rivoluzione francese

“Questo libro è il seguito di un altro volume intitolato La Franc-Maçonnerie chez elle, apparso una dozzina d’anni fa, ma che si può leggere benissimo anche separatamente. L’autore, nello studiare i rapporti che la Massoneria ha avuto con i diversi governi che si sono succeduti in Francia, da Luigi XV alla terza Repubblica, dà prova di una notevole imparzialità; e questa qualità è tanto più lodevole per il fatto che si incontra molto raramente quando è in causa un simile oggetto, il quale è generalmente trattato con un partito preso fortemente accentuato, sia in un senso che nell’altro. In tal modo egli finirà sicuramente col dispiacere sia alla maggior parte dei Massoni, sia ai loro avversari; per esempio, quando demolisce la leggenda secondo la quale la Massoneria avrebbe giuocato un ruolo considerevole nella preparazione della Rivoluzione; e in effetti, in maniera curiosa, questa leggenda, che deve la sua nascita a degli scrittori come l’abate Barruel, ha finito con l’essere adottata, molto più tardi, dagli stessi Massoni. A questo proposito vi è da notare che fra i personaggi del XVIII secolo che comunemente sono considerati come facenti parte della Massoneria, ve ne sono molti per i quali non esiste un minimo indizio serio a riprova di questa loro appartenenza; fra gli altri, è questo il caso della gran maggioranza degli Enciclopedisti”[12].

“Un altro punto di vista molto più esatto è quello che si riferisce al ruolo della Massoneria nel XVIII secolo: le sue ricerche lo hanno portato alla convinzione che questa non ha per nulla preparato la Rivoluzione, contrariamente a quanto si sostiene nella leggenda, diffusa dapprima dagli antimassoni e poi dagli stessi Massoni; questa, però, non è una buona ragione per concludere che «la Rivoluzione è opera del popolo», il che è completamente inverosimile; certo, essa non si «è fatta» da sola, quantunque non l’abbia fatta la Massoneria, ma non riusciamo a comprendere come sia possibile, per chi rifletta anche solo un po’, prestar fede all’inganno «democratico» delle rivoluzioni spontanee...”[13].

Massoneria ed ebraismo

“Ne La Vita Italiana (n° di giugno), un articolo di Gherardo Maffei, sui rapporti fra Giudaismo e Massoneria, rivela una tendenza simile a quella presente nell’articolo di J. Evola, e di cui abbiamo già parlato. L’autore fa notare, molto giustamente, che in relazione alle origini della Massoneria la presenza di numerosi elementi ebraici nel suo simbolismo non prova niente; tanto più che, a fianco di quelli, se ne trovano molti altri che derivano da tradizioni completamente diverse; inoltre, questi elementi ebraici si riferiscono ad un aspetto esoterico che sicuramente non ha niente a che vedere con gli aspetti politici, o di altro genere, che sono messi in luce da coloro che combattono il Giudaismo attuale, e fra i quali, molti pretendono di associarlo strettamente alla Massoneria. Naturalmente, tutto questo è cosa diversa dalle influenze che, in effetti, possono esercitarsi ai nostri giorni in seno alla Massoneria, esattamente come altrove, ma è proprio questa distinzione che troppo spesso si dimentica, vuoi per ignoranza che per partito preso; e noi aggiungiamo anche, per maggior chiarezza, che l’azione dei Massoni e delle stesse organizzazioni massoniche, nella misura in cui essa è in contrasto con i principi iniziatici, non può essere attribuita alla Massoneria come tale”[14].

“In ogni caso, qui troviamo la tendenza ad esagerare considerevolmente il ruolo attribuito agli Ebrei, fino a supporre che siano solo loro, in definitiva, a guidare nascostamente il mondo, senza peraltro fare certe necessarie distinzioni fra di essi; come non accorgersi, per esempio, che coloro che partecipano attivamente a certi avvenimenti non sono altro che degli Ebrei interamente staccati dalla loro tradizione, i quali, come accade sempre in simili casi, hanno solo conservato i difetti della loro razza e gli aspetti negativi della sua particolare mentalità? Tuttavia, vi sono dei passi (in particolare da p. 105 a p. 110) che sfiorano molto da vicino alcune verità concernenti la «contro-iniziazione»: è proprio esatto che in tutto ciò non si tratta di «interessi» di alcun genere, i quali possono solo servire a muovere dei volgari strumenti, quanto, invece, di una «fede» che costituisce «un mistero metapsichico insondabile per l’intelligenza, anche elevata, dell’uomo ordinario»; ed è altrettanto vero che «nella storia è presente una corrente di satanismo»... Ma, questa corrente non è solo diretta contro il Cristianesimo (ed è forse questa maniera un po’ troppo ristretta di considerare le cose, a causare molti «errori di prospettiva»), lo è anche, ed esattamente allo stesso titolo, contro tutte le tradizioni, siano esse d’Occidente o d’Oriente, compreso l’Ebraismo. Quanto alla Massoneria, forse stupiremo alquanto gli autori dicendo che l’infiltrazione delle idee moderne, a scapito dello spirito iniziatico, ne ha fatto, non tanto uno degli agenti della «cospirazione», quanto al contrario una delle prime vittime; e comunque, riflettendo su certi sforzi attuali di «democratizzazione» dello stesso Cattolicesimo, che a loro non sono certo sfuggiti, essi dovrebbero poter arrivare a comprendere, per analogia, che cos’è che noi intendiamo... E arriviamo a dire che una certa volontà di fuorviare le ricerche, suscitando e alimentando diverse «ossessioni» (poco importa che sia quella della Massoneria, degli Ebrei, dei Gesuiti, del «pericolo giallo» o ancora di qualche altra), fa anch’essa parte integrante del «piano» che loro si propongono di smascherare; e gli autentici «retroscena» di certi gruppi antimassonici sono, a riguardo, particolarmente istruttivi. Sappiamo fin troppo bene che insistendo in questa direzione si rischia sicuramente di non essere graditi a nessuno, sia da una parte che dall’altra, ma è questa una ragione sufficiente per non dire la verità?”[15].

“Léon de Poncins, La mystérieuse Internationale juive (La misteriosa internazionale ebraica), G. Beauchesne, Paris.
Ciò che abbiamo detto ultimamente a proposito de La Guerre occulte, di cui Léon de Poncins era anche uno degli autori, e in relazione a certe esagerazioni concernenti il ruolo degli Ebrei nel mondo ed alla necessità di fare in ogni caso certe distinzioni, si applica anche a questo nuovo volume. Sicuramente vi è molto di vero in ciò che vi è esposto in ordine alle due «Internazionali», l’una rivoluzionaria e l’altra finanziaria, le quali, senza dubbio, sono meno opposte, in realtà, di quanto potrebbero credere gli osservatori superficiali; ma tutto questo, che peraltro fa parte di un insieme molto più vasto, è veramente sotto la direzione degli Ebrei (sarebbe meglio dire: di certi Ebrei), oppure non è utilizzato in realtà da «qualcosa» che li travalica? Noi pensiamo, del resto, che vi sarebbe da fare uno studio molto curioso sulle ragioni per cui l’Ebreo, quando ha tradito la propria tradizione, diviene più facilmente di altri lo strumento delle «influenze» che presiedono alla deviazione moderna; si tratterebbe, in qualche modo, dell’inverso della «missione degli Ebrei», e una tale ricerca potrebbe condurre molto lontano... L’autore ha perfettamente ragione quando parla di «congiura del silenzio», in merito a certe questioni; ma cosa direbbe se gli capitasse di interessarsi direttamente di cose molto più concretamente «misteriose», ed alle quali, lo diciamo di sfuggita, le pubblicazioni «anti-giudeo-massoniche» sono le prime a guardarsi bene dal fare mai la minima allusione?”[16].

“Abbiamo ricevuto i primi numeri di una nuova rivista intitolata La Juste Parole, la quale presenta una caratteristica abbastanza eccezionale, quella di essere, ad un tempo, «filosemita» e antimassonica. Fra le altre cose, troviamo una precisazione relativa all’Ordine ebraico B’nai B’rith (Figli dell’Alleanza), il quale, contrariamente all’opinione diffusa in certi ambienti, non ha nulla di massonico; forse sarebbe opportuno aggiungere che esso tende un po’ ad imitare la Massoneria (in merito, l’uso del termine «Logge» costituisce un indizio), come tutte le organizzazioni «fraterne» di origine americana.
Un altro articolo cerca di chiarire che non esiste alcuna «Giudeo-Massoneria»; e questo è del tutto esatto, ma, come mai ritroviamo anche qui, nei confronti della Massoneria, tutti i luoghi comuni cari a coloro che sostengono la tesi opposta?”[17].

Massoneria e complottismo

“Ci si trova di fronte ad un abile miscuglio di vero e di falso, ed è esatto che, come è detto nell’introduzione, «l’impostura esiste solo in quanto è basata su certi aspetti della verità idonei a ispirare fiducia»; ma qual è esattamente il «fondo di verità» contenuto in questa storia? Che nel mondo via siano dei «satanisti» e dei «luciferini», ed anche molti di più di quanto generalmente si creda, è incontestabile, ma queste cose non hanno niente a che vedere con la Massoneria; ed imputando ad essa ciò che esiste realmente altrove, non si avrebbe avuto proprio lo scopo di distogliere l’attenzione e di sviare le ricerche?”[18].

“«Il mondo nel quale ci muoviamo è molto più falso di una scena di teatro»: niente di più vero; ma lo è esattamente come pretende l’autore di questo libro? La sua tesi è che esiste un certo «segreto monetario» che, secondo lui, sarebbe la vera «pietra filosofale»; questo segreto sarebbe detenuto, contemporaneamente, da due gruppi di «iniziati», uno inglese e l’altro ebraico, i quali lotterebbero fra loro per il dominio del mondo, accordandosi occasionalmente contro dei terzi; questo segreto, poi, sarebbe quello della Massoneria, la quale è solo uno strumento creato dal gruppo inglese per assicurarsi l’influenza su tutti i paesi. In tutto ciò vi sono delle idee che, a prima vista, ricordano stranamente quelle che furono esposte, a suo tempo, nelle pubblicazioni del Hiéron di Paray-le-Monial e nelle opere di Francis André (la sig.na Bessonnet-Favre); e questo accostamento è valido perfino per alcuni particolari relativi a molte considerazioni storiche, o sedicenti tali: ruolo attribuito ai Templari, da un lato, e ruolo di Giovanna d’Arco, dall’altro; preteso «celtismo» della razza «francese» (?), e così via. Tuttavia, vi è una differenza essenziale: invece di essere di matrice cattolica, questo libro è abbastanza chiaramente irreligioso; non solo l’autore, spinto dal suo antiebraismo, nega furiosamente l’ispirazione divina della Bibbia (che, secondo lui, «non è per niente un libro religioso, nel senso che i Francesi danno a questa parola» … come se dovesse esserci una concezione specificamente «francese» della religione!), ma si capisce molto bene che in fondo, per lui, ogni religione non è altro che qualcosa di puramente umano... e politico. Fra l’altro, egli considera seriamente l’ipotesi in base alla quale, il ruolo svolto fino ad oggi dalla Massoneria sarebbe stato affidato alla Chiesa cattolica, grazie all’«asservimento del Papa» (sic); e, a sentir lui, quest’ipotesi sarebbe già in parte realizzata: infatti, denuncia la canonizzazione di Giovanna d’Arco, canonizzazione che, ai suoi occhi, ha il torto di privare quest’ultima del «suo carattere di eroina nazionale», secondo «una manovra condotta con il concorso odioso dei capi ufficiali della Chiesa cattolica, passati progressivamente al servizio dei maestri occulti dell’Inghilterra». Ma lasciamo da parte queste cose e, senza attardarci a rilevare le numerosissime fantasie pseudo-storiche di cui è pieno questo libro, veniamo all’essenziale: innanzi tutto, l’autore, in modo evidente, non ha la minima nozione di che cosa sia l’iniziazione; e se gli «alti iniziati» (che egli immagina come costituenti un «comitato superiore», senza dubbio alla maniera degli amministratori di una società finanziaria) avessero solo le preoccupazioni da lui indicate, sarebbero molto semplicemente gli ultimi dei profani. In seguito, il preteso «segreto», così come lui lo espone e come lui stesso ammette, è di una semplicità infantile; ma, se è così, com’è che questo «segreto» riesce ad essere così ben custodito e non è mai stato scoperto, come è accaduto per tanti altri nelle epoche più diverse? Infatti, si tratterebbe solo di una legge elementare riguardante gli scambi e l’autore ne traccia anche il grafico, nel quale, cosa spassosa, vuole ritrovare la spiegazione del «triangolo equilatero intrecciato con un compasso» (?), che egli crede sia «l’emblema della Massoneria» (la quale, lo diciamo di sfuggita, non fu affatto «fondata da Ashmole nel 1646»); eccoci così di fronte a qualcosa che, quanto meno, è un po’ banale come simbolismo!
Siamo ben lontani dal contestare che esista, o sia esistita, una «scienza monetaria» tradizionale, e che questa scienza abbia dei segreti; ma, questi segreti, sebbene non abbiano niente a che vedere con la «pietra filosofale», sono di natura del tutto diversa dalle cose di cui si parla qui; per di più, continuando a ripetere, fino alla nausea, che la moneta è cosa puramente «materiale» e «quantitativa», si finisce proprio col concordare con coloro che si pretenderebbe criticare, i quali sono, in realtà, i distruttori di questa scienza tradizionale, esattamente come sono i distruttori di ogni conoscenza avente lo stesso carattere, poiché sono proprio loro che hanno sradicato dallo spirito moderno ogni nozione che va al di là del dominio della «materia» e della «quantità». Costoro, quantunque non siano degli «iniziati» (poiché dipendono dalla «contro-iniziazione»), non sono affatto vittime di questo «materialismo» che, al contrario, hanno imposto al mondo moderno per dei fini tutt’altro che «economici»; e, quali che siano gli strumenti di cui si servono a seconda delle circostanze, resta il fatto che sono un po’ più difficili da identificare di quanto possa esserlo un «comitato» o un «gruppo» qualunque di Inglesi o di Ebrei... Per quanto concerne la vera «scienza monetaria», diciamo semplicemente questo: se essa fosse di ordine «materiale» non si capirebbe assolutamente perché, li dove ebbe un’esistenza effettiva, le questioni ad essa relative non venissero lasciate alla discrezione del potere temporale (infatti, come si sarebbe mai potuto accusare quest’ultimo di «alterare le monete» se la sovranità relativa fosse stata la sua?), ma, al contrario, fossero sottomesse al controllo dell’autorità spirituale (ne abbiamo accennato in Autorità spirituale e potere temporale); controllo che era confermato per mezzo di marchi di cui si ritrovano le ultime vestigia, incomprese, nelle iscrizioni che, ancora fino a poco tempo fa, figuravano sull’orlo delle monete; ma come far comprendere tutto questo a gente che spinge il proprio «nazionalismo» (un’altra di quelle suggestioni destinate a distruggere sistematicamente lo spirito tradizionale) fino a formulare un elogio ditirambico di Filippo il Bello? Dopo tutto, è un errore dire che i metalli «monetari» non hanno un valore proprio; e anche se il loro valore è essenzialmente simbolico (oro e argento, Sole e Luna), non per questo è meno reale, poiché è proprio tramite il simbolismo che le cose di questo mondo sono collegate alle realtà superiori.
A queste obiezioni fondamentali, dobbiamo aggiungere alcune constatazioni piuttosto strane: il capitolo dedicato all’Intelligence Service è molto deludente, per non dire sconcertante, poiché, se vi si trovano delle elaborazioni ingegnose, ma ipotetiche, in particolare relative all’affare Dreyfus, non vi è citato un solo fatto certo e preciso, quando invece non ne mancano proprio, anche fra quelli noti pubblicamente, e non si sarebbe avuto che l’imbarazzo della scelta... Per altro verso, l’autore rinvia ad uno studio che ha già dedicato a delle questioni connesse con quelle che tratta qui: e guarda caso, questo feroce antimassone ha fatto apparire questo studio su una pubblicazione di cui ci sono perfettamente noti i legami massonici! Con questo, però, non vogliamo mettere in dubbio la buona fede di nessuno, poiché sappiamo fin troppo bene quanta gente ci sia che si lascia «menare» senza averne il minimo sospetto; ma noi siamo convinti che questo libro è un altro di quelli che sono più adatti a confondere le idee, piuttosto che a chiarirle; e per noi che osserviamo le cose in maniera molto disinteressata, non è possibile esimerci dal constatare che le opere di questo genere, attualmente, si moltiplicano in maniera anormale ed assai inquietante... Comunque sia, la migliore prova che l’autore non ha messo le mani sul «grande arcano» che s’immagina di svelare, è data, molto semplicemente, dal fatto che ha potuto pubblicare il suo volume senza intralci!”[19].


[1] René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. XIV “Sulle qualificazioni iniziatiche”. 
[2] Le Voile d’Isis, maggio 1935. Recensione al libro L’Infidélité des Franc-Maçons (L’Infedeltà dei Massoni) in Le Mercure de France n° del 15 luglio; ora contenuto nel doppio volume Studi sulla Massoneria e il Compagnonnaggio, Arktos.
[3] Ultimamente, abbiamo avuto modo di rilevare, nella cattedrale di Strasburgo e in altri edifici dell’Alsazia, un gran numero di marchi di tagliatori di pietra, i quali risalgono ad epoche diverse, dal XII secolo fino all’inizio del XVII secolo; fra questi marchi ve ne sono alcuni molto curiosi, in particolare abbiamo ritrovato lo swastika, al quale allude Bédarride, in una delle torrette del campanile di Strasburgo. 
[4] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; "A proposito dei Costruttori del Medioevo".
[5] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, febbraio 1939. 
[6] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, maggio 1937. 
[7] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Le Voile d’Isis, ottobre 1932. 
[8] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, gennaio 1938. 
[9] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, gennaio 1938, recensione al libro di Alfred Dodd, Shakespeare Creator of Freemasonry (Shakespeare Creatore della Massoneria), Rider & C., London. 
[10] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Études Traditionnelles, novembre 1938. 
[11] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Le Voile d’Isis, dicembre 1935, recensione al libro di André Lebey, La Vérité sur la FrancMaçonnerie par des documents, avec le Secret du Triangle (La verità sulla Massoneria tramite i documenti, e il Segreto del Triangolo), Éditions Eugène Figuière, Paris. 
[12] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Le Voile d’Isis, dicembre 1935, recensione al libro di Albert Lantoine, Histoire de la Franc-Maçonnerie francaise: La Franc-Maçonnerie dans l’État (Storia della Massoneria francese: La Massoneria nello Stato), Éd. Émile Nourry, Paris. 
[13] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Études Traditionnelles 1937, recensione al libro di Maurice Favone, Les disciples d’Hiram en province: La Franc-Maçonnerie dans la Marche (I discepoli di Hiram in provincia: La Massoneria nella Marche), Dorbon Aîné, Paris. 
[14] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni, Études Traditionnelles, luglio 1937. 
[15] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Le Voile d’Isis, dicembre 1935, recensione al libro di Emmnuel Malynski e Léon de Poncins, La Guerre occulte (La Guerra occulta), Gabriel Beauchesne, Paris. 
[16] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni di libri, Le Voile d’Isis, luglio 1936; recensione al libro di Léon de Poncins, La mystérieuse Internationale juive (La misteriosa internazionale ebraica), G. Beauchesne, Paris. 
[17] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni Études Traditionnelles, aprile 1937. 
[18] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni Le Voile d’Isis, ottobre 1933; recensione del libro di L. Fry, Léo Taxil et la Franc-Maçonnerie (Leo Taxil e la Massoneria), British-American Press, Chatou. 
[19] René Guénon, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio – Volume primo; Recensioni Le Voile d’Isis, giugno 1932; recensione al libro di Pierre de Dienval, La Clé des Songes (La Chiave dei Sogni), Imprimerie Centrale de la Bourse, Paris. 

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