Scritti sull’esoterismo islamico e il Taoismo
Cap. VI - Nota sull’angelologia dell’alfabeto arabo[1]
Il «Trono» divino che circonda tutti i mondi (el-Arsh el-muhît) è rappresentato, come
è facile capire, da una figura circolare; al centro è er-Rûh, come abbiamo spiegato altrove, e il «Trono» è sostenuto da
otto angeli posti sulla circonferenza, i primi quattro ai quattro punti
cardinali, e gli altri quattro ai quattro punti intermedi.
I nomi di questi otto angeli sono formati da altrettanti gruppi di lettere prese seguendo l’ordine dei loro valori numerici, in modo tale che l’insieme di questi nomi comprende la totalità delle lettere dell’alfabeto.
I nomi di questi otto angeli sono formati da altrettanti gruppi di lettere prese seguendo l’ordine dei loro valori numerici, in modo tale che l’insieme di questi nomi comprende la totalità delle lettere dell’alfabeto.
Sarà il caso di osservare che si tratta naturalmente
dell’alfabeto di 28 lettere; ma si dice che l’alfabeto arabo avesse all’inizio
soltanto 22 lettere, perfettamente corrispondenti a quelle dell’alfabeto
ebraico; da ciò la distinzione che viene fatta tra il piccolo jafr, che usa soltanto queste 22
lettere, e il grande jafr, che ne
utilizza 28, attribuendo a tutte un valore numerico distinto. D’altronde si può
dire che le 28 (2+8=10) sono contenute nelle 22 (2+2=4) come 10 è contenuto in
4, secondo la formula della Tetraktys
pitagorica: 1+2+3+4=10;[2] e, in
realtà, le sei lettere supplementari sono soltanto modificazioni di altrettante
lettere primitive, dalle quali sono formate per mezzo della semplice aggiunta
di un punto, e nelle quali si ritrasformano subito con la soppressione di tale
punto. Queste sei lettere supplementari compongono gli ultimi due degli otto
gruppi di cui si è parlato sopra; è evidente che, se non le si considerasse
lettere a sé stanti, tali gruppi ne risulterebbero modificati, o nel numero o
nella composizione. Di conseguenza, il passaggio dall’alfabeto di 22 lettere a
quello di 28 dovette necessariamente comportare un cambiamento nei nomi
angelici di cui stiamo trattando, dunque nelle «entità» che questi nomi
designano; ma, per quanto strano ciò possa sembrare a qualcuno, è in realtà
normale che sia così, giacché tutte le modificazioni delle forme tradizionali,
e particolarmente quelle che toccano la costituzione delle loro lingue sacre,
devono avere effettivamente i loro «archetipi» nel mondo celeste.
Ciò detto, la distribuzione delle lettere e dei nomi è la seguente:
Ciò detto, la distribuzione delle lettere e dei nomi è la seguente:
Ai quattro punti cardinali:
A est: A B J a D[3]
A ovest: H a W a Z
A nord: H a T a Y
A sud: K a L M a N
Ai quattro punti intermedi:
A nord-est:
S a A F a S
A
nord-ovest: Q a R Sh a T
A sud-est:
Th a Kh a Dh
A
sud-ovest: D a Z a Gh.
Si osserverà che ciascuno di questi due insiemi di quattro
nomi contiene esattamente la metà dell’alfabeto, cioè 14 lettere ripartite nel
modo seguente:
Nella prima metà:
4+3+3+4=14
Nella seconda metà:
4+4+3+3=14.
I valori numerici degli otto nomi, formati dalla somma dei
valori delle singole lettere, sono, prendendoli naturalmente nel medesimo
ordine:
1+2+3+4=10
5+6+7=18
8+9+10=27
20+30+40+50=140
60+70+80+90=300
100+200+300+400=1000
500+600+700=1800
800+900+1000=2700.
I valori degli ultimi tre nomi sono uguali a quelli dei
primi tre moltiplicati per cento, ciò che del resto risulta evidente se si
considera che i primi tre contengono i numeri da 1 a 10 e gli ultimi tre le
centinaia da 100 a 1000; gli uni e le altre trovandovisi egualmente ripartiti
secondo la scansione 4+3+3.
Il valore della prima metà dell’alfabeto è la somma dei
valori dei primi quattro nomi:
10+18+27+140=195.
Similmente, il valore della seconda metà è la somma di
quelli degli ultimi quattro nomi:
300+1000+1800+2700=5800.
Infine, il valore totale dell’intero alfabeto è:
195+5800=5995.
Il numero 5995 è notevole per la sua simmetria: la parte
centrale è 99, numero dei nomi «attributivi» di Allâh; le cifre esterne formano 55, somma dei primi dieci numeri,
ove del resto il denario riappare diviso in due parti uguali (5+5=10); inoltre,
5+5=10 e 9+9=18 sono i valori numerici dei due primi nomi.
Ci si può meglio rendere conto di come si giunge al numero
5995 ripartendo le lettere dell’alfabeto in un altro modo, in tre serie di nove
lettere più una lettera isolata: la somma dei primi nove numeri è 45, valore
numerico del nome Âdam (1+4+40=45,
cioè, dal punto di vista della gerarchia esoterica, el-Qutb el-Ghawth al centro, i quattro Awtâd ai quattro punti cardinali, e i quaranta Anjâb sulla circonferenza); la somma delle decine, da 10 a 90, è 45´10, e
quella delle centinaia, da 100 a 900, 45´100; l’insieme delle somme
di queste tre serie novenarie è dunque il prodotto di 45 per 111, il numero
«polare», ossia quello dell’alif
«sviluppata»: 45´111=4995;
occorre poi aggiungervi il numero dell’ultima lettera, 1000, unità di quarto
grado che chiude l’alfabeto come l’unità di primo grado lo inizia, e così si
ottiene infine 5995.
Per concludere, la somma delle cifre di questo numero è
5+9+9+5=28, cioè proprio il numero delle lettere dell’alfabeto di cui
rappresenta il valore globale.
Si potrebbero certamente svolgere ancora molte altre considerazioni a
partire da tali dati, ma queste scarne indicazioni basteranno perché ci si
possa perlomeno fare un’idea di alcuni dei procedimenti della scienza delle
lettere e dei numeri nella tradizione islamica.
[1] «Études Traditionnelles», VIII-IX, 1938, pp. 324-27.
[2] Si veda La Tétraktys et le carré de quatre, in «Études Traditionnelles», aprile 1927 [trad. it. in Simboli della Scienza sacra, cit., pp. 99-103].
[3] Ovviamente l’alif e la bâ si trovano qui, come tutte le altre lettere dell’alfabeto, nel posto che loro compete numericamente. Le considerazioni simboliche su queste due lettere da noi esposte altrove e che attribuiscono loro un ruolo più speciale, qui non intervengono in alcun modo.
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