Il rinnovamento delle forme nella creazione nuova
Dio ha detto:
“Tuttavia, essi dubitano a proposito della creazione nuova”[1].
È menzionato nella Raccolta della tradizione autentica che l’Inviato (saws) ha visto Jibrîl (Gabriele) due volte secondo la sua forma.
L’ha visto mentre copriva l’orizzonte, a causa dell’immensità della sua forma. E in molte tradizioni è menzionato che Jibrîl entrava da lui (saws), nella camera di ‘Â’isha, e che si sedeva con lui.
E in alcune tradizioni, è citato che Jibrîl e Isrâfil si sedevano con lui (saws) nella sua camera. Si sa di certo che la camera fosse molto piccola. I sapienti exoteristi hanno parlato di Jibrîl, sia come se coprisse l’orizzonte sia che ci stesse nella camera con Isrâfil che è immenso quanto lui. Quel che hanno riportato a questo proposito non è di alcuna utilità e non fa che accrescere la confusione a colui che si sofferma su questo argomento; in più, è un discorso che non si poggia su nessuna prova e che non ha alcun fondamento[2].
Essi si occupano e si assillano inutilmente, non sapendo che l’intero universo, equivale al trono.
Le forme che contiene, che si tratti di forme sensibili, intellettuali o immaginarie sono degli accidenti. L’esistenza relativa, chiamata soffio del Misericordioso[3] e con molti altri nomi, è quel che le costituisce e ciò a cui esse sono inerenti[4]. Questa esistenza è come la sostanza di queste forme: l’accidente, ben noto ai teologi. Non rimane nell’essere il valore di due istanti successivi, secondo gli Ash’ariti,[5], ma si rinnova ad ogni istante. Esso sparisce e un altro simile o contrario lo sostituisce. Ed è lo stesso per questa forma sensibile. Essa è un accidente per le genti di Dio che Lo conoscono e conoscono la realtà delle cose; essa è una sostanza per coloro che ignorano Dio, proprio come questa realtà delle cose. Questa forma dunque non rimane nell’essere per il valore di due istanti successivi, perché ogni istante, il soffio misericordioso che costituisce le forme la toglie e la rimpiazza con un’altra forma, o identica alla prima, o differente. Ed è continuamente così. Si constata dunque che questa forma sensibile non è fatta che di relazioni, di attribuzioni e di punti di vista; e tuttavia essa costituisce lo statuto dei prototipi immutabili nella scienza divina del non-essere, da sempre e per sempre. Il soffio del Misericordioso si manifesta in essa; questo soffio si chiama anche l’ordine di Dio che è eseguito “come in un batter d’occhio”[6]. Essa non ha né durata né permanenza nell’essere e specialmente se si tratta di quella dei nobili angeli che sono dei puri spiriti non avendo necessariamente delle forme particolari.
E come la predisposizione di Jibrîl esige che si manifesti a volte in forme grandiose e a volte in piccole forme, ciò non avendo luogo che nel pensiero di colui che osserva in funzione della volontà di Jibrîl, il soffio del Misericordioso si manifesta anche tenendo conto di questa predisposizione, ora come questa, ora come quella. E pertanto è veramente Jibrîl che è in ciascuna forma e in ciascuna manifestazione. Le forme che il soffio misericordioso fa sparire sono inesistenti per i sensi. Esse lo sono anche nel momento in cui è messa la forma differente o contraria. Nel momento in cui viene indossata quella che è simile, non si percepisce la sparizione della prima, se non in uno svelamento appropriato o grazie ad uno spirito penetrante. Le forme dunque non rimangono due istanti nello stesso stato, perché sono degli accidenti. Le forme di Jibrîl, per conseguenza, malgrado il loro numero, la loro piccolezza, la loro grandezza e la loro varietà, sono le norme del prototipo di Jibrîl immutabile nella scienza divina. È il soffio del Misericordioso e l’ordine di Dio manifestato ugualmente nelle norme di ogni essenza concreta che si chiami Jibrîl o qualsiasi altra creatura in potenza. Dalla predisposizione di Jibrîl e dalle norme della sua essenza concreta dipendono il numero e la varietà delle sue forme. Succede lo stesso anche per tutti gli angeli e tutti gli esseri spirituali che siano i Jinns o i santi.
Ho esposto la verità a questo proposito e se certi spiriti non l’accettano, perché essi sono ben al di sopra, “che creda chi vuole e non creda chi vuole”[7].
[2] Vedere, per esempio, il commentario di Ibn Kathîr a proposito della sura della Stella.
[3] È anche il titolo della realtà muhammadiana. Vedere Mawqîf 89/28.
[4] In luogo di al-muqawwimu la-hâ wa al-qâ’imatu bi-hi, leggere senza wa, conformemente a MBA.
[5] Vedere Mawqîf 4, nota 9.
[6] Corano 54, 50
[7] Corano 18, 29
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