Il Re del Mondo
XI - Localizzazione
dei centri spirituali
Nelle pagine precedenti, abbiamo lasciato quasi
completamente da parte la questione della localizzazione effettiva della
«contrada suprema», questione molto complessa e del resto, dal punto di vista
nel quale ci siamo posti, secondaria.
Sembra che si possano prendere in considerazione varie
localizzazioni successive, corrispondenti ai diversi cicli, suddivisioni di un
altro ciclo più esteso, il Manvantara;
del resto, se si considerasse l’insieme di quest’ultimo mettendosi in qualche
modo fuori del tempo, vi sarebbe da osservare, fra quelle localizzazioni, un
ordine gerarchico corrispondente alla costituzione di forme tradizionali le
quali poi non sono altro che adattamenti della tradizione principale e
primordiale, che domina tutto il Manvantara.
D’altra parte, ricorderemo ancora che possono esservi, simultaneamente, oltre
al centro principale, molti altri centri ad esso collegati, e che sono
altrettante immagini di esso, il che dà luogo facilmente a confusioni, tanto
più che, essendo i centri secondari più esteriori, sono proprio per questo più
appariscenti del centro supremo[1].
A questo proposito abbiamo già notato in particolare la
somiglianza di Lhassa, centro del Lamaismo, con l’Agarttha; aggiungeremo ora che, anche in Occidente, sono note
ancora almeno due città la cui disposizione topografica presenta particolarità
che, in origine, hanno avuto una simile ragion d’essere: Roma e Gerusalemme (e
abbiamo visto che quest’ultima era effettivamente un’immagine visibile della
misteriosa Salem di Melki-Tsedeq). Esisteva infatti, nell’antichità, una sorta di geografia sacra o
sacerdotale, e la posizione delle città e dei templi non era arbitraria ma determinata
da leggi molto precise[2]; si
possono intuire in questo i legami che univano l’«arte sacerdotale» e l’«arte
regale» all’arte dei costruttori[3], come
anche le ragioni per cui le antiche corporazioni erano in possesso di una vera
tradizione iniziatica[4]. Del
resto, tra la fondazione di una città e la costituzione di una dottrina (o di
una forma tradizionale, per adattamento a condizioni definite di tempo e di
luogo), vi era un rapporto tale che la prima era usata spesso quale simbolo
della seconda[5]. Naturalmente si doveva
ricorrere a precauzioni speciali quando si trattava di fissare la sede di una città
destinata a divenire, per un aspetto o per l’altro, la metropoli di tutta una
parte del mondo; e i nomi delle città, come anche tutto ciò che si racconta
intorno alle circostanze della loro fondazione, meriterebbero di essere
esaminati accuratamente da questo punto di vista[6].