"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

lunedì 28 aprile 2014

Ibn ‘Arabî, Il mondo nel suo insieme è intelligente, vivente e parlante

Ibn ‘Arabî
Il mondo nel suo insieme è intelligente, vivente e parlante*

Dio - sia Egli esaltato - ha detto: “Non vi è nulla (lett. di cosa, shay’) che non Gli rivolga una lode particolare”[1]; or bene, «cosa» (shay’) è di natura indeterminata; e solo un essere vivente dotato di intelligenza e che conosce Colui che loda può rivolgere una lode[2]. L’hadîth ci riferisce che “le pietre (yâbis, “il secco”) e la vegetazione (rabt, “l’umido) testimonieranno a favore del muezzin fino a dove arriverà a udirsi la sua voce”[3] e le leggi e le profezie riportano molte cose di questo ordine.
E noi aggiungiamo, per parte nostra, accanto alla fede negli insegnamenti (profetici), l’intuizione[4]: abbiamo inteso noi stessi, con le nostre orecchie, delle pietre lodare Dio[5] con una lode chiara e rivolgersi a noi da conoscenti della Maestà divina,  cosa che non è stata percepita mai da nessuno.
Ciascuna specie, in seno alla creazione, è una comunità a pieno titolo che Dio ha «naturato» per rendere a Lui un culto secondo le modalità che le sono proprie e che Lui ha ispirato nella loro interiorità[6]. Il loro inviato, che è uno di loro, è per essi un annuncio che Dio ispira loro secondo una modalità particolare secondo cui sono stati naturalmente conformati[7].  Tale è il caso della scienza che hanno alcuni animali delle forme geometriche che confondono anche l’architetto più abile, o ancora della scienza che, in generale, li indirizza verso le erbe e i numerosi alimenti che sono loro di giovamento ed evita loro ciò che gli è nocivo; tutto ciò fa parte della loro natura. Accade la stessa cosa coi vegetali e coi minerali[8], sennonché Dio ha velato la nostra vista e il nostro udito riguardo al loro modo di esprimersi (letteralmente, di parlare).
Il Profeta non ha forse detto: “L’Ora non si leverà finché la coscia dell’uomo non lo avrà informato di ciò che ha fatto la sua famiglia”[9] trasformando così gli ignoranti in saggi. Ciò a condizione che vi aggiungano fede quale sostituzione della scienza delle «convulsioni» (ikhtilâj)[10], ovverosia quella degli auguri[11]. Seppure questa scienza sia autentica ed evidenzi dei segreti divini, non corrisponde a quanto si proponeva il Legislatore. L’Inviato - su di lui la Grazia e la Pace - godeva del disvelamento più perfetto e vedeva quello che noi non riusciamo a vedere![12] Aveva tuttavia richiamato la nostra attenzione su una verità di cui gli uomini di Dio hanno potuto verificare l’autenticità avendola messa in pratica: “Se non parlate troppo e non turbate il vostro cuore, avrete la visione di ciò che io vedo e la comprensione di quello che io ascolto”[13]. Il grado di perfezione a lui riservato in tutte le cose è ciò che in modo particolare mette in risalto la servitù: Lui era il servo per eccellenza. La sua personalità non era commista di alcuna volontà (di esercitare una qualche) signoria nei confronti di chicchessia ed è precisamente in ragione di ciò che è stato rivestito della Signoria a prova della sua ininterrotta onorabilità[14]. Secondo (la nostra Signora) ’Â’isha, “L’Inviato si ricordava di Dio in ogni momento”[15]. Noi stessi abbiamo ricevuto una parte importante di questa eredità, che si manifesta nelle parole dell’uomo o nella sua coscienza, anche se alle volte i suoi atti sembrerebbero provare il contrario a dispetto della sua reale permanenza in questa stazione. E questo può anche ingenerare confusione in chi non ha la conoscenza degli stati spirituali. Ci siamo prefissi di esporre in questo capitolo ciò che è strettamente necessario “E Dio dice la verità ed è Lui che conduce sulla (buona) Via”[16].

*Ibn ‘Arabî, Futûhât, chap.12. Traduzione di A. Penot in Les révélations de la Mecque, Entrelacs 2009, p.242-243. Le note sono di questo blog e sono essenzialmente delle traslitterazioni tratte dal testo arabo dell’edizione Dâr Sâder, Beyrouth/1424H, VOlume I, p.184]. Testo Francese tratto da http://esprit-universel.over-blog.com/ibn-%E2%80%98arab%C3%AE-le-monde-dans-son-ensemble-est-intelligent-vivant-et-parlant


[1] Cor.17:44 “wa in min shay’in illâ yusabbihu bi-hamdihi”. 
[2] Lâ yusabbih illâ hayy ‘âqil ‘âlim bi-masbihih. 
[3] Al-mu’azzin yashhadu lahu madâ sawtihi min ratbin wa yâbis. 
[4] Al-kashf, il disvelamento. Lo Cheikh al-Akbar afferma inoltre (Futûhât, chap.6): “Questa affermazione è il frutto di un’intuizione (kashf) e non di una deduzione conseguente l’esame di un testo e di ciò che implica. Colui che non vuole una conferma non ha che da seguire la via degli uomini e impegnarsi con assiduità nella pratica del dhikr e dell’isolamento (khalwa, «solitudine») e Dio gli farà conoscere tutto questo de visu (‘aynan). Egli saprà allora che (il comune tra) gli uominiè troppo sprofondato nella cecità per cogliere queste realtà! 
[5] Tadhkuru-Llâh ru’yah ‘ayn, litt. « pratiquer le souvenir d’Allâh, vision essentielle». 
[6] Fa-kulli jins min khalqi-Llâh ummatun mina-l-umâm fatarahum Allâh ‘alâ ‘ibâdatin takhussuhum awhâ bi-hâ ilayhim fî nufusihim. 
[7] Fa-rusûluhum min dhawatihim i’lâm mina-Llâh bi-ilhâm khâss jabalahum ‘alayh. 
[8] Al-musammâ jamâdan wa nabâtan, “ciò che è definito minerale e vegetale”. Lo Cheikh al-Akbar afferma per di più (Futûhât, chap.6) che sono i filosofi che sostengono che “non sono dotati di intelligenza e si attengono alle informazioni fornite dai loro sensi. Ora la realtà secondo noi è ben diversa; così come hanno riferito che una pietra, una spalla di pecora, un tronco di palma, o un animale domestico si sono rivolti a un Profeta, essi pretendono che Dio abbia creato in questi esseri la vita e la scienza nel preciso momento in cui hanno parlato.. Per noi il segreto della vita è diffuso in tutto l’universo e nel momento in cui il muezzin (fa la chiamata per la preghiera), tutto ciò che è secco o umido testimonia in suo favore; ora, solo ciò che è dotato di intelligenza ha la capacità di testimoniare” (Cfr. Les révélations de la Mecque, p. 188-189) 
[9] Lâ taqûmu as-sâ’ah hattâ tukallim ar-rajul fakhdhahu bi-mâ fa’alahu ahlahu. 
[10] Nota del traduttore: “potrebbe essere che si tratti di un’allusione al fatto che gli antichi romani ritenevano di poter leggere  la sorte nelle viscere ancora palpitanti degli uccelli sacrificati”. 
[11] Ilm az-zajr. 
[12] Ibn ‘Arabî ha scritto yarâ mâ lâ tarâ, “vedeva ciò che tu non vedi” e non “ vedeva ciò che noi non vediamo”. 
[13] Law lâ tazyîdun fî hadithikum wa tamrîjun fî qulûbikum la-ra’aytum mâ arâ wa la-sami’tum mâ asma’u. 
[14] Fa-kâna ‘abdan sarfan lam yaqum bi-dhâtihi rabbâniyah ‘alâ ahad wa hiya llati awjabat lahu as-siyâdah wa hiya ad-dalîl ‘alâ sharafihi ‘alâ ad-dawâm. 
[15] Kâna rasûlu-Llâhi salla-Llâhu ‘alayhi wa sallam yadhkuru-Llâha ‘alâ kulli ahyânihi. 
[16] Cor.33, 4 : wa-Llâhu yaqûlu-l-haqq wa huwa yahdî as-sabîl.

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