"…la dottrina è infallibile, è a causa del fatto che essa è un’espressione della verità, la quale, in se stessa, è assolutamente indipendente dagli individui che la ricevono e che la comprendono. La garanzia della dottrina risiede in definitiva nel suo carattere «non-umano»". René Guénon, Considerazioni sull’iniziazione, cap. "Sull’infallibilità tradizionale"

mercoledì 9 aprile 2014

Shankarâchârya, Il sacro spregio del non-sé - Anatmasrivigarhana

Shankarâchârya
Anatmasrivigarhana
Il sacro spregio del non-sé

Si ottiene un sapere eminente, e poi?
Si diventa ricchi e potenti, e poi?
Ci si diverte con una bella donna, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.


Ci si adorna con braccialetti ed altri gioielli, e poi?
Ci si veste di abiti di seta, e poi?
Ci si delizia con delle vivande squisite, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Si visitano dei luoghi ameni, e poi?
I parenti e gli alleati sono nutriti e rispettati, e poi?
I tormenti causati dall’indigenza e dalle altre disgrazie sono allontanati, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Ci si immerge nel Gange o in qualche altro fiume, e poi?
Si distribuiscono in elemosina delle monete di rame, e poi?
Si ripetono migliaia di volte i mantra, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

La famiglia si distingue, e poi?
Ci si copre il corpo di cenere, e poi?
Si porta continuamente un rosario, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Si onorano i brâhmana con alimenti, e poi?
Si propiziano gli dèi con sacrifici, e poi?
Si è glorificati ovunque, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Ci si purifica il corpo con digiuni, e poi?
Si hanno dei figli e delle figlie, e poi?
Si compie il trattenimento del respiro, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Il nemico è vinto nelle battaglie, e poi?
Il numero degli amici aumenta, e poi?
Si possiedono i poteri dello Yoga, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Si cammina sulle acque, e poi?
Si tiene il vento prigioniero in una ciotola, e poi?
Si solleva il monte Meru nel palmo della mano, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Si beve del veleno come fosse latte, e poi?
Si mangia del fuoco come fosse riso, e poi?
Ci si muove nel cielo come un uccello, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Si acquista l’onnipotenza su tutta la terra, e poi?
Si concentra in se stessi la potenza di un dio, e poi?
Ci si innalza sino alla supremazia di Shiva, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Si stabilisce qualsiasi cosa con i mantra, e poi?
Si è trafitti dalle frecce senza subirne danno, e poi?
Si conosce il passato e l’avvenire, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

L’angoscia delle passioni è distrutta, e poi?
Il pungolo della collera è smussato, e poi?
La stretta del desiderio è respinta, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

La notte della dispersione è dissipata, e poi?
Non si trae alcun orgoglio dalla propria funzione, e poi?
Le morse della brama sono scomparse, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Si conquista il mondo di Brahmâ, e poi?
Si contempla il mondo di Vishnu, e poi?
Si comanda nel mondo di Shiva, e poi?
Certo, non è così che il Sé è percepito.

Colui nel cui cuore questo santo disprezzo per il non-Sé scaturisce in modo costante e pieno è un vaso d’elezione per la percezione diretta del Sé che non conosceranno mai quaggiù coloro che si smarriscono nel turbine di un universo illusorio.

Tratto da: Rivista di Studi Tradizionali n° 5 Tradotto dal sanscrito da René Allar, versione in italiano di Silvio Grasso.