René Guénon
Lettera à Vasile Lovinescu
Signore,
Mi scuso per non aver potuto rispondere subito alla vostra lettera; ho sempre un’enorme corrispondenza in ritardo... Mi avete detto d’esser stato in villeggiatura fino al 1 Agosto e la vostra lettera mi è pervenuta dopo questa data; ritengo dunque sia preferibile, in ogni caso, mandarvi la mia a Bucarest. Credevo proprio, dopo quel che m’avete fatto sapere, che, per la traduzione de La crise du monde moderne, le cose si sarebbero potute sistemare solo dopo il ritorno del vostro editore. D’altronde, è quasi sempre così, in questa stagione; non si può far nulla in questo periodo di vacanze durante il quale quasi tutti si assentano più o meno.
Grazie per il vostro articolo, il quale mi pare ottimo come presentazione generale della mia opera e per la vostra intenzione di farlo seguire da numerosi altri. Naturalmente, non sono a conoscenza delle disposizioni particolari del pubblico cui tutto ciò è rivolto, ma penso proprio che debba essere un po’ dappertutto la stessa cosa...
Quanto alle vostre domande, per cominciare devo dire che il progetto editoriale che avete in mente è molto interessante, ma non manca di presentare parecchie difficoltà; non potreste fornirmi qualche indicazione in più sul modo in cui pensate di trattare tale punto? – In ogni caso, non possono essere dati dei nomi, come voi richiedete; gli esseri di cui parlate non hanno veramente dei nomi, sono al di là da questa limitazione; possono, per tale o tal altra ragione particolare, prendere i nomi che vogliono e ciò non ha più importanza di quanta ne abbia il fatto d’indossare un abito qualunque... Se vi rifate a quanto è stato detto del “nome” e della “forma” nella dottrina indù, credo possiate comprendere senza difficoltà quel che dico. La conseguenza è che di nessun personaggio conosciuto nella storia si può dire sia stato membro dell’Agartha; molti, e certamente assai più di quanti si possano immaginare, sono stati “influenzati” direttamente o indirettamente, coscientemente o incoscientemente; nessun membro dell’Agartha, però, agisce da solo nel mondo esterno, né si fa mai conoscere per quel che è. È ancora per lo stesso motivo che, se si possono citare molti Rosacruciani, non si può, per contro, nominare alcun Rosa-Croce: il modo in cui voi intendete i Rosa-Croce è, in fondo, esatto, ma va comunque fatta questa riserva: ciò che questo nome designa propriamente è ancora ben lungi dall’essere il grado supremo dell’iniziazione; naturalmente, però, coloro che possiedono gradi più alti possono ugualmente apparire come Rosa-Croce (o qualcosa d’equivalente) se giudicano che ciò sia conveniente. Tutto questo è, d’altra parte, molto più facile da concepirsi che non da spiegarsi; quel che, soprattutto, va evitato, è rappresentarsi queste gerarchie iniziatiche come se fossero costituite in un modo che possa assomigliare anche solo minimamente a delle “società”; ma ho troppo spesso insistito su questo punto perché ci sia di nuovo bisogno di ritornarci sopra.
D’altra parte, devo proprio rettificare un equivoco su un punto importante: non ho certamente mai parlato di “due Agartha”, cosa che non corrisponderebbe affatto alla realtà. L’Agartha è al di là delle opposizioni e le domina, dirigendo ugualmente, ch’essi lo vogliano o no, quelli che agiscono nei sensi più contrari; vi chiederò di rileggere con attenzione, a questo riguardo, i miei articoli sul “Voile d’Isis” di Gennaio e Febbraio 1933, nei quali questo punto è sviluppato molto più completamente di quanto possa farlo in una lettera. Inoltre, non potrei mai raccomandarvi troppo di diffidare di tutto quel che potete sentire raccontare da persone che possono sì aver davvero visto certe cose, ma che troppo spesso le interpretano a modo loro e vi mescolano le loro immaginazioni; dico così a proposito del rifugiato russo al quale fate allusione; ne ho conosciuti molti di tal fatta e, di solito, non c’è da ricavar granché dalle loro pretese “rivelazioni”...
In quanto alle vostre ultime domande, sfortunatamente mi è proprio difficile rispondere ad esse in modo soddisfacente poiché, su tutte queste questioni, non conosco, per così dire, testi occidentali che possano essere veramente raccomandati: o, per lo meno, se ve ne sono, sono soltanto opere antiche, introvabili e forse addirittura inedite per la maggior parte.
Devo anche confessare che non mi ricordo proprio più le indicazioni bibliografiche; forse, se mi dite quali sono le cose principali che avete già letto in quest’ordine d’idee, potrebbe venirmi in mente cos’altro indicarvi. Ad ogni modo, non bisogna mai dimenticare che la lettura dei libri, quali che siano, non può essere nulla più che un punto di partenza per la riflessione e la meditazione.
Grazie per il vostro articolo, il quale mi pare ottimo come presentazione generale della mia opera e per la vostra intenzione di farlo seguire da numerosi altri. Naturalmente, non sono a conoscenza delle disposizioni particolari del pubblico cui tutto ciò è rivolto, ma penso proprio che debba essere un po’ dappertutto la stessa cosa...
Quanto alle vostre domande, per cominciare devo dire che il progetto editoriale che avete in mente è molto interessante, ma non manca di presentare parecchie difficoltà; non potreste fornirmi qualche indicazione in più sul modo in cui pensate di trattare tale punto? – In ogni caso, non possono essere dati dei nomi, come voi richiedete; gli esseri di cui parlate non hanno veramente dei nomi, sono al di là da questa limitazione; possono, per tale o tal altra ragione particolare, prendere i nomi che vogliono e ciò non ha più importanza di quanta ne abbia il fatto d’indossare un abito qualunque... Se vi rifate a quanto è stato detto del “nome” e della “forma” nella dottrina indù, credo possiate comprendere senza difficoltà quel che dico. La conseguenza è che di nessun personaggio conosciuto nella storia si può dire sia stato membro dell’Agartha; molti, e certamente assai più di quanti si possano immaginare, sono stati “influenzati” direttamente o indirettamente, coscientemente o incoscientemente; nessun membro dell’Agartha, però, agisce da solo nel mondo esterno, né si fa mai conoscere per quel che è. È ancora per lo stesso motivo che, se si possono citare molti Rosacruciani, non si può, per contro, nominare alcun Rosa-Croce: il modo in cui voi intendete i Rosa-Croce è, in fondo, esatto, ma va comunque fatta questa riserva: ciò che questo nome designa propriamente è ancora ben lungi dall’essere il grado supremo dell’iniziazione; naturalmente, però, coloro che possiedono gradi più alti possono ugualmente apparire come Rosa-Croce (o qualcosa d’equivalente) se giudicano che ciò sia conveniente. Tutto questo è, d’altra parte, molto più facile da concepirsi che non da spiegarsi; quel che, soprattutto, va evitato, è rappresentarsi queste gerarchie iniziatiche come se fossero costituite in un modo che possa assomigliare anche solo minimamente a delle “società”; ma ho troppo spesso insistito su questo punto perché ci sia di nuovo bisogno di ritornarci sopra.
D’altra parte, devo proprio rettificare un equivoco su un punto importante: non ho certamente mai parlato di “due Agartha”, cosa che non corrisponderebbe affatto alla realtà. L’Agartha è al di là delle opposizioni e le domina, dirigendo ugualmente, ch’essi lo vogliano o no, quelli che agiscono nei sensi più contrari; vi chiederò di rileggere con attenzione, a questo riguardo, i miei articoli sul “Voile d’Isis” di Gennaio e Febbraio 1933, nei quali questo punto è sviluppato molto più completamente di quanto possa farlo in una lettera. Inoltre, non potrei mai raccomandarvi troppo di diffidare di tutto quel che potete sentire raccontare da persone che possono sì aver davvero visto certe cose, ma che troppo spesso le interpretano a modo loro e vi mescolano le loro immaginazioni; dico così a proposito del rifugiato russo al quale fate allusione; ne ho conosciuti molti di tal fatta e, di solito, non c’è da ricavar granché dalle loro pretese “rivelazioni”...
In quanto alle vostre ultime domande, sfortunatamente mi è proprio difficile rispondere ad esse in modo soddisfacente poiché, su tutte queste questioni, non conosco, per così dire, testi occidentali che possano essere veramente raccomandati: o, per lo meno, se ve ne sono, sono soltanto opere antiche, introvabili e forse addirittura inedite per la maggior parte.
Devo anche confessare che non mi ricordo proprio più le indicazioni bibliografiche; forse, se mi dite quali sono le cose principali che avete già letto in quest’ordine d’idee, potrebbe venirmi in mente cos’altro indicarvi. Ad ogni modo, non bisogna mai dimenticare che la lettura dei libri, quali che siano, non può essere nulla più che un punto di partenza per la riflessione e la meditazione.
Quanto ad indicare a chicchessia una via di “realizzazione”, ebbene, ecco una cosa che devo rigorosamente proibirmi: non posso accettare di “dirigere” nessuno e neppure di dar semplici consigli particolari, essendo ciò totalmente al di fuori del ruolo al quale debbo attenermi. Credetemi pure, se vi dico che si tratta d’una regola assolutamente generale, la quale non implica alcun dubbio nei confronti delle vostre intenzioni e che devo osservare allo stesso modo anche con le persone che conosco meglio. Ho perfino dato degli avvertimenti, a questo riguardo, in più occasioni, nel “Voile d’Isis”, per rispondere a domande di questo genere che avevo ricevuto; ho anche precisato che non potevo mettere nessuno in relazione diretta con delle organizzazioni iniziatiche, non avendone ricevuto in alcun modo l’incarico; confesso, d’altronde, d’augurarmi profondamente che ciò non mi capiti mai, per molteplici ragioni...
Sui primi punti, se quanto vi ho detto vi porta a formulare altre domande più precise, resta ben inteso che risponderò ad esse molto volentieri, nella misura in cui mi sarà possibile farlo. Vi chiederò solamente, una volta per tutte, di scusarmi se non mi è possibile farlo sempre con tutta la prontezza che desidererei.
Ogni tipo di circostanze mi ha impedito sinora di mettere in cantiere un nuovo libro; spero nondimeno di poterci riuscire fra non molto, ma non ho ancora fissato completamente il tema: non sono certo gli argomenti da trattare, quelli che mancano. Può darsi che si tratti, in qualche maniera, di un séguito ad Orient et Occident ed a La crise du monde moderne; ho anche l’intenzione di riunire, dando loro un’altra forma, i miei articoli sull’iniziazione; e penso sempre al lavoro che ho già annunciato sulle condizioni dell’esistenza corporea, ma non sarà sicuramente il primo ad essere pubblicato.
Credete, vi prego, Signore, ai miei sentimenti più distinti.
Sui primi punti, se quanto vi ho detto vi porta a formulare altre domande più precise, resta ben inteso che risponderò ad esse molto volentieri, nella misura in cui mi sarà possibile farlo. Vi chiederò solamente, una volta per tutte, di scusarmi se non mi è possibile farlo sempre con tutta la prontezza che desidererei.
Ogni tipo di circostanze mi ha impedito sinora di mettere in cantiere un nuovo libro; spero nondimeno di poterci riuscire fra non molto, ma non ho ancora fissato completamente il tema: non sono certo gli argomenti da trattare, quelli che mancano. Può darsi che si tratti, in qualche maniera, di un séguito ad Orient et Occident ed a La crise du monde moderne; ho anche l’intenzione di riunire, dando loro un’altra forma, i miei articoli sull’iniziazione; e penso sempre al lavoro che ho già annunciato sulle condizioni dell’esistenza corporea, ma non sarà sicuramente il primo ad essere pubblicato.
Credete, vi prego, Signore, ai miei sentimenti più distinti.
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